Il decreto Ristori bis prevede l’esenzione dal pagamento per alcune categorie di lavoratori.
Chi si ritroverà a chiudere, causa restrizioni da Coronavirus, non dovrà versare l’Imu. L’esenzione rientra tra gli aiuti compresi dal decreto Ristori bis, che ammontano a 1,5-2 miliardi di euro.
Il decreto approderà oggi in Consiglio dei ministri, ma il meccanismo di attribuzione degli indennizzi è abbastanza complesso, dal momento che l’ultimo Dpcm ha optato per limitazioni a tratti nazionali e a tratti variabili a seconda del rischio nelle singole regioni. Si dovrà dunque seguire un doppio binario, per risarcire sia le attività chiuse su tutto il territorio nazionale, sia quelle più penalizzate soltanto in certi territori.
I centri commerciali, per esempio, restano chiusi in tutta Italia nel fine settimana, mentre bar e ristoranti prevedono un regime differenziato: chiusi nelle regioni rosse e arancioni, aperti fino alle 18 nelle regioni gialle.
I ristoratori e titolari di bar, pasticcerie, gelaterie, pub di Lombardia, Calabria, Piemonte e Valle D’Aosta riceveranno un’integrazione all’indennizzo già riconosciuto con il precedente decreto Ristori. Le somme potrebbero arrivare al 200% di quelle già stanziate con il decreto Rilancio.
Chi chiude per via della pandemia, oltre a essere esentato dal pagamento dell’Imu, potrà anche beneficiare della sospensione del pagamento dei contributi per i dipendenti e di un credito d’imposta sugli affitti di ottobre-dicembre. Negli aiuti, evidenzia il Sole 24 Ore, potrebbe non rientrare, invece, l’esenzione dalla Tari.
Il dl rifinanzierà anche il bonus asili nido e i congedi parentali per chi avesse i figli in quarantena o che non possano andare a scuola perché chiusa e contestualmente non possa lavorare da remoto.