Le principali norme di tutela dei lavoratori si applicano solo al contratto di lavoro subordinato.
Hai ricevuto una proposta di lavoro da parte di una società. La tipologia contrattuale offerta è un contratto di lavoro autonomo. Ti chiedi quali sono i tuoi diritti e le tue tutele con questa forma di contratto.
La gran parte dei diritti e delle tutele che la legge ha riconosciuto ai lavoratori nel corso del tempo si applicano solo se la risorsa viene assunta con contratto di lavoro subordinato. Lo status giuridico dei lavoratori assunti con tipologie contrattuali diverse è, quindi, differenziato e prevede l’applicazione di minori tutele. Per questo, quando un’azienda propone ad un lavoratore un contratto di lavoro autonomo, sorgono molte domande. Se sono lavoratore autonomo ho diritto alla malattia? Posso essere licenziato in ogni momento? Come vedremo, il lavoro autonomo è soggetto ad una disciplina completamente diversa rispetto a quella del lavoro subordinato e la gran parte delle tutele non sono applicabili.
Indice
Cosa significa lavoratore autonomo?
Nel nostro ordinamento, i rapporti di lavoro possono essere suddivisi in due grandi macro-aree: l’area del lavoro subordinato e l’area del lavoro autonomo.
Il contratto di lavoro subordinato [1] prevede lo stabile inserimento del lavoratore all’interno dell’organizzazione aziendale dell’imprenditore. Inoltre, in tale tipologia contrattuale, è presente il cosiddetto vincolo di subordinazione. Ciò significa che il lavoratore deve rispettare le istruzioni e gli ordini impartiti dal datore di lavoro nell’esecuzione della prestazione lavorativa. Inoltre, vi sono ulteriori elementi che caratterizzano il lavoro subordinato, come:
- la presenza di una sede di lavoro fissa;
- la retribuzione fissa mensile;
- la previsione di un orario di lavoro fisso;
- l’utilizzo degli strumenti del datore di lavoro per lo svolgimento della prestazione di lavoro;
- lo stabile inserimento nell’organizzazione aziendale;
- la necessità di chiedere l’autorizzazione per l’assenza.
Il lavoro autonomo [2], invece, si caratterizza per la libertà e l’autonomia del lavoratore nella esecuzione della prestazione di lavoro. Il lavoratore autonomo, a differenza del lavoratore subordinato, non si impegna a mettere le proprie energie lavorative a disposizione del datore di lavoro per un certo periodo di tempo ma si impegna ad eseguire un’opera o un servizio entro una determinata data. Ferma la necessità di rispettare la consegna, il lavoratore è libero di decidere come e quando lavorare.
Lavoratore autonomo: quali tutele si applicano?
La gran parte delle tutele e dei diritti che sono stati introdotti, nel corso del tempo, dalla legislazione sul lavoro si applicano solo al contratto di lavoro subordinato. Ne consegue che, se vieni assunto con un contratto di lavoro autonomo, non avrai tutta una serie di diritti che spettano solo ai lavoratori dipendenti.
Tanto per fare alcuni esempi, il lavoratore autonomo non ha accesso a diritti come:
- retribuzione minima prevista dai contratti collettivi;
- ferie, riposi giornalieri e settimanali, pause;
- orario di lavoro giornaliero;
- permessi retribuiti;
- normativa contro il licenziamento illegittimo;
- preavviso di licenziamento;
- diritti sindacali.
Il Jobs Act degli autonomi [3], tuttavia, ha previsto che, in caso di recesso dal rapporto di lavoro da parte del committente, il lavoratore autonomo ha diritto ad un congruo preavviso.
Non essendoci norme di legge che prevedono determinati diritti e tutele a favore del lavoratore autonomo, quest’ultimo dovrà cercare di ottenere le tutele nel contratto di lavoro che andrà a sottoscrivere con il committente.
Lavoratore autonomo: ha diritto alla malattia
Come noto, i lavoratori subordinati, in caso di assenza per malattia, hanno diritto, oltre che a potersi assentare dal lavoro per tutti i giorni coperti dalla certificazione medica di malattia, ad ottenere un indennità economica a carico dell’Inps. Tale emolumento non è previsto per i lavoratori autonomi. C’è però un’eccezione. L’indennità di malattia Inps spetta, infatti, anche ai lavoratori autonomi che siano iscritti alla Gestione Separata Inps [4].
In particolare, questi lavoratori hanno diritto ad un numero di giorni indennizzabili in uno stesso anno solare pari, al massimo, a 61 giorni [5]. Per quanto concerne il quantum, l’indennità di malattia è corrisposta nella misura dell’8%, del 12% e del 16% dell’importo che si ottiene dividendo per 365 il massimale contributivo previsto nell’anno di inizio della malattia, sulla base della contribuzione attribuita nei 12 mesi precedenti la malattia (da uno a quattro mesi l’8%, da cinque a otto mesi il 12% e da nove a 12 mesi il 16%).
Per quanto riguarda i lavoratori autonomi non iscritti alla Gestione Separata Inps, occorre verificare se, in caso di malattia, le rispettive casse previdenziali di riferimento prevedono l’erogazione di determinati benefici di carattere economico.
note
[1] Art. 2094 cod. civ.
[2] Art. 2222 ss. cod. civ.
[3] L. 81/2017.
[4] Art. 2 co. 26 L. n. 335 dell’8.08.1995.
[5] Circolare Inps n. 76 del 16.04.2007.