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Prestito tra privati con bonifico: come funziona?

14 Gennaio 2021 | Autore:
Prestito tra privati con bonifico: come funziona?

Quando è necessario girare i soldi prestati da un conto corrente all’altro. A che serve lo strumento tracciabile e che fare se il denaro non viene restituito.

Forse, qualcuno ti ha mai chiesto: «Amico, mi presti dei soldi?». Tu, in base alla situazione, al rapporto che avete e alla cifra richiesta, avrai fatto quello che ritenevi giusto fare: o rispondere «Guarda, è un brutto momento anche per me» oppure rassicurarlo: «Domani passo in banca, stai tranquillo». In quest’ultimo caso, che cosa intendevi per «passare in banca»? A prelevare o a fare un bonifico? Perché se la cifra era consistente e avevi intenzione di fare il prestito in contanti, rischiavi di violare la soglia massima delle transazioni in contanti. Certo, trattandosi di un amico forse ti è sembrata la soluzione più comoda. Ma non è sempre la più opportuna: per fare un favore ad un amico, potresti trovarti nei guai. A questo punto, c’è da chiedersi: «Il prestito tra privati con bonifico, come funziona?».

Il bonifico bancario è una delle possibilità per prestare dei soldi ad un conoscente o anche ad un parente (ad esempio, al figlio). Se la cifra supera i 1.999,99 euro e gli presti i soldi prima del 1° gennaio 2022, dovrai per forza farlo con uno strumento tracciabile, mai in contanti. Può essere, appunto, un bonifico oppure un assegno non trasferibile. Se, invece, te li chiede dopo il 1° gennaio 2022, bonifico o assegno saranno necessari sopra i 999,99 euro.

Quindi, riepilogando: ad oggi, se un amico ti chiede in prestito 1.000 euro, puoi dargli i contanti. Se te ne chiede 3.000, devi fargli un assegno non trasferibile oppure un bonifico. In quest’ultimo caso, come funziona il prestito tra privati? C’è da fare qualche sorta di «contratto» per impegnare il beneficiario del prestito a restituire i soldi? Perché, come si suol dire, «Oggi andiamo d’accordo, ma domani vai a sapere…». È anche vero che il bonifico dimostra il trasferimento del denaro da te al tuo amico, ma lui può sempre sostenere che si è trattato di un regalo. Come fai a dimostrare che non è vero?

Ecco, allora, come funziona il prestito tra privati con bonifico: come fare un favore ad un parente o ad un amico senza rischiare che il favore si trasformi in dispiacere o in delusione.

Prestito tra privati: quando è legale?

Prestare dei soldi ad un parente o ad un amico non è un fatto da sottovalutare da un punto di vista legale. Ci sono delle regole da rispettare perché, a tutti gli effetti, si tratta di un contratto tra chi dà e chi riceve il denaro. Pensa che, tecnicamente, viene considerato un mutuo, anche se nell’immaginario collettivo si è abituati a concepire il mutuo come un finanziamento erogato dalla banca.

Il prestito tra privati è legale sempre che non lo si faccia come attività professionale. Ed anche se gli eventuali interessi richiesti al beneficiario non superano la soglia dell’usura stabilita periodicamente con un decreto del ministero dell’Economia. Altrimenti, chi presta i soldi non è un amico ma uno strozzino.

Va segnalato che, nonostante il prestito tra privati venga considerato come un mutuo, non è obbligatorio firmare un contratto tra le parti, come succede, invece, quanto si riceve del denaro da una banca. Si può dire che il «contratto» scatta nel momento in cui vengono consegnati i soldi.

Tuttavia, anche se non è obbligatorio, mettere le cose nero su bianco può essere conveniente per diversi motivi. Uno, perché se il beneficiario del prestito non paga, quel documento scritto offre la possibilità di pretendere i soldi con un decreto ingiuntivo. Due, perché il documento riporta una data, fondamentale per eventuali controlli del Fisco nel momento in cui cominceranno a tornare indietro i soldi. Va detto, infatti, che se sul prestito vengono pagati degli interessi, questi ultimi potrebbero essere considerati come reddito tassabile dall’Agenzia delle Entrate. E tre, perché grazie a questo documento è possibile stabilire i tempi e le modalità di restituzione del denaro, oltre che gli eventuali tassi di interesse applicati. Eventuali perché nemmeno questi sono obbligatori.

A questo proposito, e tornando al bonifico, fare il prestito ad un privato con questo strumento tracciabile offre un’ulteriore prova di quando e quanto è stato trasferito al beneficiario. Inoltre, se la cifra è consistente, si dimostra di non avere oltrepassato il limite dell’uso dei contanti che, lo ricordiamo ancora, è stabilito in 1.999,99 euro fino a dicembre 2021 e che diventerà 999,99 euro dal 1° gennaio 2022.

Prestito tra privati: ci vuole la causale del bonifico?

Più della causale, come appena detto, conviene sempre fare un documento scritto tra le parti sia per stabilire le condizioni del prestito sia per dimostrare al Fisco il perché della transazione originale del denaro e di quelle successive per restituire la somma.

Come il contratto, anche la causale del bonifico è conveniente, più che obbligatoria. Per evitare degli accertamenti da parte delle Entrate, è opportuno segnare come causale di ogni bonifico «Restituzione prestito come scrittura privata del…» oppure «Rata restituzione mutuo del…» (ricordiamo che, tecnicamente, il prestito tra privati viene considerato un mutuo).

Prestito tra privati: che fare se i soldi non tornano indietro?

«Verba volant, scripta manent» dicevano i latini. E visto che le parole volano e gli scritti rimangono, ecco che la scrittura privata ed il bonifico tornano utili per pretendere che i soldi prestati tornino indietro. Perché, per quanto sia banale ricordarlo, la parola «prestito» non è sinonimo della parola «regalo». La scrittura può dimostrare l’essenza della transazione, cioè il fatto che un soggetto ha dato dei soldi ad un altro in qualità di prestito, oltre alla scadenza entro la quale il denaro deve essere restituito con gli eventuali interessi. Il bonifico dimostra che, effettivamente, i soldi indicati nella scrittura sono partiti verso il conto corrente del beneficiario.

Se, quindi, chi ha chiesto e ottenuto il prestito non ridà indietro i soldi, il beneficiario incorre in un inadempimento, cioè in un illecito civile. Diventa reato solo che, con l’inganno, ha nascosto la sua incapacità di rispettare il suo debito: a quel punto, si è di fronte all’insolvenza fraudolenta.

Documenti alla mano, chi ha prestato i soldi può rivolgersi ad un avvocato per chiedere a un giudice un decreto ingiuntivo. In questo modo, il beneficiario del prestito dovrà corrispondere il dovuto entro 10 giorni, altrimenti nell’arco di 40 giorni si può procedere al pignoramento. A meno che, prima di quei 40 giorni, il debitore si opponga al decreto ingiuntivo: a quel punto, parte una causa che costringe il mutuante a dimostrare di avere diritto alla restituzione dei soldi.



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1 Commento

  1. Sarebbe utile completare l’analisi con la disamina degli effetti fiscali della mancata restituzione del prestito e prescrizione: sopravvenienza attiva tassabile per il beneficiario ?
    In caso di contenzioso fra le parti la cosa potrebbe emergere facilmente perchè chi ha prestato potrebbe segnalare la mancata restituzione all’ADE.
    Grazie

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