Licenziamenti: le novità sulla proroga del divieto


Resta congelata l’ipotesi di proibire i recessi fino alla fine di marzo, come annunciato recentemente da Conte: finora, fa fede il decreto Ristori.
Non più fino a fine marzo o, meglio, non ancora. Il Governo ha deciso la proroga del divieto di licenziamento fino al 31 gennaio. Non è l’ultima parola, ma è quella che per adesso conta e che risulta scritta nel decreto Ristori. L’eventuale prolungamento di altri due mesi, annunciato una decina di giorni fa dal premier Giuseppe Conte, dovrà attendere la legge di Bilancio.
Ad oggi, quindi, è proibito il licenziamento fino al 31 gennaio 2021 con le stesse modalità valide dalla scorsa primavera, quando venne approvato il divieto durante la prima ondata dell’emergenza Covid. Significa che non è possibile attuare i recessi dal rapporto di lavoro, sia a livello individuale sia collettivo, per motivi economici (giustificato motivo oggettivo) in qualsiasi azienda, al di là del numero dei dipendenti.
Fino a tale data, rimangono in sospeso le procedure avviate dopo il 23 febbraio 2020, a meno che i lavoratori per i quali siano partite tali procedure fossero impiegati in un appalto e vengano riassorbiti nell’organico del nuovo appaltatore.
Il decreto Ristori conferma il divieto di licenziamento per le aziende che, contestualmente, usufruiscono del trattamento di cassa integrazione Covid almeno fino al 31 gennaio. In altre parole, chi si appoggia al beneficio della Cig non può, allo stesso tempo, alleggerire il proprio organico.
Resta, a questo punto, da aspettare la definizione e l’approvazione della legge di Bilancio per capire se e come verrà prorogato il divieto di licenziamento fino alla fine di marzo (Conte aveva parlato del 21 di quel mese come data limite) e quali norme regoleranno tale prolungamento.