Il siero per l’immunità dal Coronavirus viene spesso presentato come la panacea di tutti i mali, ma è davvero così?
Il vaccino contro il Coronavirus non metterà per sempre una pietra sopra all’infezione, però ci farà diventare più resistenti. Parola di Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs. Intervistato oggi dal Corriere della Sera, ha spiegato precisamente a cosa servirà il preparato artificiale per ottenere l’immunità dal Covid.
Diventare immuni significa avere la capacità di non ammalarsi, mediante la creazione di anticorpi, ma l’effetto non sarà eterno. Secondo Remuzzi, potrà durare circa 6-8 mesi. Vuol dire che periodicamente, all’incirca una volta all’anno, ci si dovrà vaccinare, come avviene ad esempio con l’influenza. Il professore ipotizza che serviranno due dosi. «Dopo – dichiara al Corriere – è vero che non abbiamo certezze, ma gli studi attuali dicono che sarà difficile contrarre una seconda volta il virus».
Si deve sperare che il vaccino sia abbastanza efficace da coprire una popolazione eterogenea per età e condizioni di salute. Remuzzi precisa che al momento non è dato sapere se i vaccini che si stanno sperimentando saranno efficaci al cento per cento.
«Finora – spiega al quotidiano milanese – sono stati testati su venti, trenta, in un caso anche sessantamila volontari. Ma sono tutti giovani, che stanno bene. Bisogna vedere come reagiranno i soggetti a rischio, le persone con malattie che colpiscono il sistema immunitario, e che prendono farmaci immunosoppressori. Una cosa è certa: se proteggi molti, proteggi anche le fasce più deboli. Pfizer garantisce che funziona sul 90% delle persone testate. Ci basterebbe il 50% per essere contenti».
Lo studioso non ha dubbi sulle categorie di persone da vaccinare per prime: «gli operatori sanitari e le persone più fragili – risponde alla domanda del giornalista Marco Imarisio -. Poi, a scendere, agli over 60, fino alle fasce meno a rischio della popolazione».
Il vaccino, dunque, non avrà la capacità di far estinguere il virus. Potrà dare una copertura temporanea, agendo un po’ come una mascherina, cioè proteggendoci. L’effetto diretto è la creazione di anticorpi, quello indiretto la diminuzione del contagio. I sieri in corso di sperimentazione «saranno più simili ai vaccini antiinfluenzali che a quello della Polio. Ci proteggeranno dalla malattia, ma non la faranno sparire». È quello che si intende quando si dice che il virus diventerà endemico.
Per Remuzzi, «l’effetto combinato» di vaccino, responsabilità individuale e tempo, «farà diventare il Coronavirus come un raffreddore». Per questo suggerisce di non abbandonare le precauzioni ben note: mascherina, igiene delle mani, distanziamento.