Le prossime sfide saranno quelle di ottenere una quantità adeguata di dosi e di dotarsi di un meccanismo di distribuzione efficiente.
Il mondo è forse a un passo dal vaccino che renderà immuni – anche se solo temporaneamente – dal Coronavirus. La notizia dell’efficacia al 90% del siero Pfizer-BionTech ha riacceso le speranze e messo le ali alla ricerca, i competitors non vogliono essere da meno. Ma le sperimentazioni, anche se a buon punto, non sono ancora concluse.
Posto che vada tutto bene e che la burocrazia non allungherà i tempi, l’Italia dovrà dimostrarsi all’altezza di un compito fondamentale, una volta avuta la certezza che il vaccino c’è. Non basta che un vaccino ci sia: bisogna essere in grado di vaccinare.
Questo vuol dire che il Paese deve portare a termine molte altre sfide, dopo che il globo avrà vinto quella più difficile. Bisognerà essere in condizione di dare una risposta adeguata a una domanda che sarà altissima.
Si spera, peraltro, che lo sia: dall’efficacia del vaccino (si capirà realmente qual è alla fine delle sperimentazioni) dipende il numero minimo di italiani che si dovrà vaccinare per non rendere vani gli sforzi. Di conseguenza, quando i test saranno finiti, si avrà contezza di quante dosi servono.
Wired riporta stime numeriche che possono dare un’idea. Per esempio, se l’efficacia del vaccino fosse intorno all’80% si dovrebbero vaccinare circa il 60% degli italiani; se fosse al 70%, tre quarti della popolazione. L’efficacia del candidato di Pfizer-BionTech è stimata al 90%, quindi se poco più della metà degli italiani si vaccinasse, la copertura sarebbe buona e adeguata a proteggere.
In ogni caso, si parla di una vaccinazione di massa che dovrebbe coinvolgere almeno 30 milioni di persone. Più è bassa l’efficacia del vaccino, più dovranno aumentare i vaccinati.
Quanto a cosa sta facendo l’Italia per procurarsi le dosi, va detto che il nostro Paese è incluso negli accordi dell’Europa con i produttori. L’Unione europea, in base a queste intese, dovrebbe ricevere da Pfizer-BionTech 200 milioni di dosi, 400 da AstraZeneca (che lavora a un preparato artificiale insieme all’Università di Oxford e all’azienda di Pomezia Irbm). Secondo indiscrezioni, l’Italia dovrebbe avere 1,7 milioni di dosi di vaccino Pfizer entro fine gennaio.
E per la distribuzione? È un altro anello delicato di questo processo. L’obiettivo italiano è arrivare a somministrare alcuni milioni di dosi già a gennaio 2021. Si pensa a far vaccinare per prime alcune categorie di persone: operatori sanitari e anziani. L’Europa ha stilato le linee guida che confermano la priorità per questi soggetti, insieme a malati cronici e alcune tipologie di lavoratori.
Va insomma messo in piedi un sistema in grado di funzionare dall’approvvigionamento alla somministrazione. E per quest’ultimo passaggio focale servirà personale sanitario. Importante anche lavorare sulla comunicazione, specie in un Paese, come l’Italia, con una folta platea no-vax.