Covid: chi sono i più penalizzati dall’emergenza


La crisi ha aumentato il divario sociale, con categorie che pagano un prezzo più alto: contratti non rinnovati, rinuncia al lavoro per accudire i figli.
Come in ogni situazione di crisi, c’è chi paga il prezzo più alto e chi riesce, in qualche modo, a sopravvivere. Così anche l’emergenza Covid ha allargato notevolmente il divario tra chi riesce a restare a galla e chi rischia di affondare. Giovani, donne e precari appartengono a quest’ultima categoria. Come sottolinea questa mattina Il Sole 24Ore, sono loro la maggior parte dei 330mila occupati che resteranno tagliati fuori dal mercato del lavoro e che aumenteranno le liste dei disoccupati e degli inattivi perché scoraggiati. Paradossalmente – spiega al quotidiano di Confindustria il presidente della Fondazione Adapt, Francesco Seghezzi – a causa del prolungato blocco dei licenziamenti, che ha messo le imprese nelle condizioni di alleggerire i costi sulla pelle di chi ha un contratto a termine, che interessano soprattutto i giovani: per non incorrere in sanzioni, è stato sufficiente attendere la scadenza dei contratti e non rinnovarli più.
È, dunque, aumentata la differenza tra chi ha un rapporto di lavoro stabile e chi, invece, ne ha uno a tempo determinato. Oltre ai giovani, la crisi del coronavirus ha inciso pesantemente anche sulle donne: la chiusura delle scuole ed il ricorso, anche in questa seconda ondata, alla didattica a distanza, ha costretto molte lavoratrici a dover riportare in cima alla lista delle priorità la famiglia rispetto al lavoro, dovendosi far carico dei figli in assenza di alternative valide.
Diversità evidenziate anche tra il settore pubblico e quello privato. Gli statali hanno potuto continuare la loro attività anche in smart working senza penalizzazioni da un punto di vista economico. Molti lavoratori privati, invece, sono finiti nel vortice della cassa integrazione con una perdita mensile stimata tra i 460 ed i 700 euro, a seconda del reddito.
Cresciuto, infine, il divario sociale. Nell’arco di pochi mesi, i percettori del Reddito di cittadinanza sono aumentati del 30%, mentre è aumentata anche la liquidità sui conti correnti. Soldi che si tengono in banca, insomma, un po’ perché si esce di meno e, quindi, si spende di meno e un po’ perché nessuno è in grado di dire come andrà a finire tutta questa drammatica storia.