Se il colpevole non versa alla vittima una somma adeguata, deve occuparsene lo Stato. Così la Corte di Cassazione in un’importante decisione.
Le donne vittime di violenza devono essere risarcite o dai propri aggressori o, quando questo non sia possibile, dallo Stato. È quanto mette nero su bianco una sentenza della Cassazione, terza sezione civile.
Gli Ermellini hanno dato ragione a una donna stuprata a Torino nel 2005, ritenendo giusta e fondata la sua pretesa di un lauto risarcimento. Pretesa che, inizialmente, non era stata soddisfatta: i suoi violentatori sono riusciti a sfuggire alla giustizia rendendosi latitanti. Lei, dunque, non ha avuto un soldo dai suoi aggressori.
A luglio, la Corte di giustizia europea si era espressa sostenendo che la donna avrebbe dovuto avere da loro cinquantamila euro. Il giorno dopo, ne ha ricevuti venticinquemila dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, somma conforme alla legislazione italiana.
Il problema, però, è che la stessa legislazione italiana a non essere in linea con il diritto internazionale. Proprio questo afferma la Cassazione in sentenza, dal momento che l’Italia non ha attuato la direttiva europea numero 80 del 2004 che rimette in capo allo Stato il dovere di risarcire le vittime in modo «equo e adeguato» laddove i colpevoli siano irreperibili, ignoti o nullatenenti.
Lo Stato italiano, quindi, è responsabile per la tardiva applicazione di questa direttiva, sugli indennizzi da corrispondere alle vittime di reati violenti e intenzionali. Non avendola attuata, non ha una normativa adatta al riguardo che prevede, sì, risarcimenti, ma che non sono né equi, né adeguati.
Soddisfazione da parte dei legali della donna per il risultato raggiunto presso la Suprema Corte. «È una sentenza di assoluta importanza ai fini del riconoscimento della responsabilità dello Stato italiano per la mancata attuazione della direttiva europea – ha detto all’agenzia di stampa Adnkronos Marco Bona, avvocato della donna con i colleghi Francesco Bracciani e Umberto Oliva -. Ci sono moltissime cause pendenti in tutta Italia e questa sentenza farà giurisprudenza».