Covid: ecco quanti italiani si dovranno vaccinare


Il cauto ottimismo degli esperti: «Oggi meno casi, ma i morti continuano a essere molti».
Almeno il 60-70% della popolazione italiana dovrà vaccinarsi contro il Coronavirus, per poter ottenere l’immunità di gregge. Lo ha spiegato oggi Gianni Rezza, direttore Prevenzione del ministero della Salute, illustrando l’ultimo bollettino sull’emergenza, insieme al presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.
Dunque, per avere una protezione adeguata dal virus si dovranno vaccinare approssimativamente tra i 35-45 milioni di italiani, almeno. Entrambi gli esperti sono convinti che il Paese darà prova di maturità.
Smontano, inoltre, le voci su un’impreparazione dell’Italia nella gestione. «Si sente insinuare che ci sia un ritardo e una mancanza di strategia nel piano per la vaccinazione contro il Covid: niente di più falso – afferma Locatelli -. Si sta lavorando in maniera intensa sul piano vaccini, anche oggi abbiamo tenuto una riunione di due ore. Il Paese deve essere chiaramente consapevole che si sta lavorando».
Rezza e Locatelli hanno comunicato i nuovi dati delle ultime ventiquattr’ore: 23.232 positivi, a fronte di più tamponi (ieri erano 149mila, oggi 189mila). È la buona notizia che si può trarre dalla conta dei casi Covid. Ma ce n’è un’altra pessima: «Un brutto dato che riguarda i decessi, che sono 853 a fronte di quelli di ieri, 630», spiega Rezza.
Il fatto che la curva epidemiologica stia rallentando non può che essere accolto con «un cauto ottimismo, controbilanciato da effetti di una lunga scia dei decessi che vedremo per diverso tempo», afferma Rezza.
Ci sono anche altri indizi che la strada intrapresa è quella giusta, secondo gli esperti. Locatelli elenca gli indicatori incoraggianti: «Il rapporto dei tamponi positivi rispetto agli effettuati oggi è del 12,31%, a fronte del 15,44% di una settimana fa; il numero degli accessi nelle terapie intensive è di 6 a fronte di 120 di una settimana fa, il numero di ricoveri nelle aree mediche è di 120 contro i 538 di una settimana fa – afferma il presidente del Consiglio superiore di sanità -. Da tutto ciò bisogna trarre motivazione e incentivazione ad andare avanti. Doloroso, invece, il dato dei decessi, che tenderà a ridursi più tardivamente, andando avanti ancora per 10-14 giorni».
Locatelli, che ha sottolineato come la scuola contribuisca in modo marginale alla diffusione del virus, ha affrontato anche il tema rovente degli impianti sciistici. «Nessuno sottovaluta l’impatto del blocco dell’attività sciistica, né in termini economici per chi ci lavora e per i territori, né si sottovaluta l’importanza per chi ama questo tipo di sport, però i numeri attuali non rendono compatibile un’ipotesi di riapertura degli impianti. Equivarrebbe a esporre il Paese a una ripresa dei contagi».