Covid: cosa si decide da domani sui lockdown


Le prime quattro Regioni rosse verso la zona arancione. In ballo anche il destino di Puglia e Sicilia. Possibili novità sul numero dei livelli di rischio.
Giornata cruciale, quella di domani, sul destino immediato delle restrizioni anti-Covid in alcune Regioni. C’è attesa, infatti, per il report con i dati sull’andamento della pandemia che potrebbe invitare alcuni governatori ad uscire dalla zona rossa. È il caso di Lombardia e Piemonte, che tecnicamente sarebbero nelle condizioni di collocarsi in zona arancione e, quindi, di allentare la morsa sui limiti imposti ai cittadini. Il presidente lombardo, Attilio Fontana, vorrebbe già farlo nel weekend. Da Torino, invece, Alberto Cirio medita di attendere almeno il 1° dicembre, se non addirittura il 3, cioè il giorno in cui scade l’attuale Dpcm in vigore.
Una scelta prudente, quella di Cirio, in linea con le indicazioni del ministero della Salute. Roberto Speranza, infatti, chiede di non anticipare troppo l’allentamento delle misure e di aspettare il testo del nuovo decreto, che potrebbe riservare una sorpresa: l’eliminazione di uno dei colori con cui si tingono oggi le Regioni. In pratica, i tre livelli di rischio diventerebbero due. Ma ci potrebbe essere uno solo, quello arancione, per tutto il Paese da qui a Natale, in modo da evitare che si diffonda l’idea del «liberi tutti» a ridosso del Natale e a gennaio se ne paghino le conseguenze.
Non solo Lombardia e Piemonte, però: altra decisione che verrà presa domani è quella che riguarda il destino immediato di Valle d’Aosta e Calabria, cioè le altre due Regioni finite nel girone più duro sin dall’inizio, e di Puglia e Sicilia, arancioni dal 6 novembre scorso. Si pensa ad una soluzione simile a quella che si prospetta per le altre due, cioè un leggero allentamento delle misure in attesa del nuovo Dpcm.
Superata la giornata di domani, il fine settimana si presenta decisivo per la definizione del nuovo decreto che dovrebbe contenere le regole del periodo pre-festivo e del Natale. Il premier, Giuseppe Conte, vorrebbe arrivare ad una bozza pressoché definitiva entro domenica sera, in modo da avere il tempo di portarlo in Parlamento prima di giovedì 3 dicembre e di evitare, così, di comunicarlo al Paese a ridosso della scadenza.