Si lavora a un’intesa europea. Alcuni Paesi, però, almeno per il momento, non sembrano intenzionati a chiudere le piste.
La questione impianti sciistici è sul tavolo delle trattative europee. Il timore è che tenerle aperte potrebbe far salire la curva dei contagi. Per questo Italia, Francia e Germania hanno proposto di rinviare l’apertura della stagione in modo da renderle off limits per le vacanze di Natale ed evitare un’affluenza pericolosa, in termini di circolazione del virus.
Oggi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, intervenendo al parlamento tedesco, ha detto che il tentativo sarà «raggiungere un accordo per vietare le vacanze sciistiche sulle Alpi almeno fino al 10 gennaio. Non sarà facile per la contrarietà dell’Austria ma ci proverò».
Del lavoro a un’intesa continentale aveva parlato ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella conferenza stampa alla fine del vertice con l’omologo spagnolo Pedro Sanchez.
L’osso duro è dunque l’Austria che, per la chiusura degli impianti sciistici, pone una condizione: fondi dall’Unione europea. «Se vuole le piste chiuse, dovrà pagare per questo», dichiara il ministro dell’Economia Gernot Blümel. Le risorse, che l’Austria quantifica in 2,4 miliardi di euro, servirebbero a compensare i mancati introiti.
Da un eventuale accordo europeo resterebbe in ogni caso fuori la Svizzera, che non fa parte dell’Ue. Oggi, incontrando i giornalisti, il consigliere federale Alain Berset ha assicurato che gli impianti elvetici resteranno aperti. Questo significa che il Paese finirà, con tutta probabilità, nella lista nera degli Stati al cui rientro sarà obbligatoria la quarantena, elenco che attualmente comprende Francia, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito, Belgio, Repubblica Ceca e a cui si potrebbero aggiungere Svizzera, Austria e, forse, anche la Slovenia.