Inaspettate conseguenze del lavoro da remoto: è boom di disfunzioni del tratto vocale.
Che il telelavoro sia per molti versi faticoso per l’organismo, al netto della comodità di starnene a casa, era ovvio e risaputo. Basti pensare al sovraccarico per la vista o alla maggior sedentarietà. Per non parlare dello stress in più dovuto al fatto che il cellulare non conosce orari e può squillare in qualunque momento: per molti è come non staccare mai.
Quello che non ci si aspettava era che soffrirne potesse essere anche la voce. Pare infatti che il ricorso più massiccio al lavoro da remoto, diretta conseguenza della pandemia di Coronavirus, abbia provocato un incremento dei disturbi alla gola e al tratto vocale.
Molte persone hanno accusato disfonia, afonia e gola secca, dunque difficoltà a parlare con un tono di voce normale. Problemi che, secondo uno studio del Trinity College di Dublino, pubblicato dal Journal of Voice, sarebbero legati all’uso ricorrente di telefoni e conference call per interloquire con i colleghi.
I ricercatori hanno esaminato 1575 persone. Obiettivo: analizzare la salute del loro tratto vocale. Dei disturbi di cui sopra hanno sofferto 516 persone del campione.
L’85% ha dichiarato di averli avuti all’inizio dell’emergenza sanitaria, nel periodo del lockdown. Si è trattato nella stragrande maggioranza dei casi di problemi non gravi (circa il 72%), per qualcuno appena un po’ più seri (circa il 22%), mentre solo un piccolo gruppo (appena sopra al 5%) non ha avuto alcun fastidio.
Secondo gli autori della ricerca l’impennata di casi sarebbe da ricercare nella maggior frequenza di videochiamate e conference call, che potrebbero aver avuto un ruolo nell’aumentare lo stress dell’apparato fonatorio.