Maltrattamento animali: come dimostrare?


Reati contro gli animali: cosa fare e come comportarsi nel caso di uccisione o sevizie? Come provare in giudizio il maltrattamento degli animali?
Esistono tanti tipi di reati; sicuramente tutti sono da condannare, ma ne esistono alcuni particolarmente ignobili, commessi nei confronti di vittime che non possono difendersi. Tra questi crimini vi sono sicuramente quelli commessi nei confronti degli animali. Consapevole della delicatezza della situazione, la legge italiana condanna non solo coloro che uccidono senza necessità gli animali, ma anche chi li fa soffrire inutilmente, costringendoli ad esempio a vivere in condizioni degradanti. Il problema di questi reati è che, ovviamente, le vittime dirette non possono sporgere denuncia. Tocca dunque a chi assiste a queste situazioni segnalare il fatto alle autorità. Come dimostrare il maltrattamento di animali?
Trattandosi di un reato, il maltrattamento e l’uccisione di animali possono essere provati con qualsiasi mezzo. Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, peraltro, è possibile inchiodare l’autore del crimine alla propria responsabilità anche mediante videoregistrazioni, da sottoporre all’attenzione del giudice in qualsiasi momento del giudizio. Insomma: dimostrare il maltrattamento degli animali non è poi così difficile. Se l’argomento ti interessa, prenditi cinque minuti di tempo e prosegui nella lettura: vedremo insieme come provare l’uccisione e il maltrattamento di animali.
Indice
Uccisione di animali: cosa dice la legge?
Per la legge, uccidere un animale senza necessità è reato. Per la precisione, chiunque, per crudeltà o senza un reale bisogno, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni [1].
Condizione fondamentale affinché si commetta questo crimine è che l’uccisione sia volontaria e avvenga senza che ve ne sia necessità.
Ciò significa che non commette il reato di uccisione di animali il veterinario che pratica l’eutanasia a un cane sofferente, oppure l’automobilista che, distrattamente, investe un gatto.
Maltrattamento di animali: quando è reato?
La legge punisce non solo l’uccisione ma anche il maltrattamento di animali.
Secondo la legge, chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti, a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5mila a 30mila euro. La pena è aumentata della metà se da questi fatti deriva la morte dell’animale. [2].
Come per il reato di uccisione di animali, il maltrattamento è penalmente rilevante solo se fatto volontariamente per crudeltà o comunque senza una reale necessità.
Per maltrattamenti si intendono tutte quelle sofferenze che possono essere inflitte all’animale anche senza ricorrere alla violenza. È il caso, ad esempio, del cavallo costretto a trainare o sopportare pesi insostenibili.
In buona sostanza, si può parlare di animali maltrattati ogni volta che questi siano tenuti in condizioni tali da ledere la loro salute: si va dalla denutrizione alle cattive condizioni igieniche passando per le punizioni corporali; dall’allontanamento dei cuccioli dalla madre in età prematura [3] all’uso della catena (corta e stretta) per un periodo di tempo eccessivo; dall’assenza di cuccia o riparo dalle intemperie alle cattive condizioni fisiche.
Uccisione e maltrattamenti animali: come dimostrare?
Veniamo ora al punto cruciale dell’intero articolo: come provare l’uccisione o i maltrattamenti subiti da un animale?
Come anticipato, trattandosi di reati, valgono per essi tutti i mezzi di prova tipici di ogni processo penale: dalla testimonianza di chi ha assistito all’uccisione o alle sevizie fino alle fotografie scattate agli animali vittime dei propri aguzzini.
Ad arricchire il quadro probatorio che può essere offerto al giudice per stabilire la responsabilità penale dell’imputato ha provveduto di recente la Corte di Cassazione, secondo la quale si può essere condannati per aver ucciso un animale (nella fattispecie, un cane) sulla base dei filmati di una telecamera di sorveglianza [4].
Secondo i supremi giudici, i filmati in questione sono equiparabili a prove documentali, in quanto riproducenti l’immediata descrizione di un evento verificatosi in natura e come tali acquisibili al fascicolo del dibattimento in qualsiasi momento dell’istruttoria.
Maltrattamenti o uccisione animali: cosa fare?
Cosa fare in caso di maltrattamenti o abbandono di animali? Chi assiste a un reato commesso contro un animale deve darne immediata notizia alle forze dell’ordine.
Tutti i delitti contro gli animali sono procedibili d’ufficio: ciò significa che chiunque vi assista può segnalare il fatto alle autorità competenti.
Si potrà pertanto sporgere denuncia presso qualsiasi organo di polizia giudiziaria: carabinieri, polizia, ecc. In pratica, tutte le autorità preposte alla tutela dell’ordine pubblico potranno ricevere la segnalazione.
Nel caso di uccisione o maltrattamenti di animali è possibile rivolgersi anche ad altri soggetti: è l’ipotesi, ad esempio, dell’animale abbandonato da diverso tempo all’interno di un appartamento, dal quale promanano cattivi odori.
In casi del genere si potrà allertare l’Asl territorialmente competente se c’è pericolo per la salute pubblica; saranno poi i dipendenti di quest’ultima a segnalare l’abbandono o il maltrattamento alle autorità competenti.
Esistono poi altri organismi speciali che si occupano specificamente della tutela e della protezione degli animali: è il caso delle associazioni dedite alla protezione degli animali e delle guardie zoofile.
note
[1] Art. 544-bis cod. pen.
[2] Art. 544-ter cod. pen.
[3] Cass., sent. n. 1448/2018.
[4] Cass., sent. n. 33038 del 25 novembre 2020.
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