Sfuma l’ipotesi dell’accordo europeo, almeno per ora: diversi Paesi non ne vogliono sapere di chiudere gli impianti.
La trattativa europea sulle chiusura delle piste da sci, causa pandemia, è più complicata che mai. La strada del compromesso, al momento, non sembra praticabile e, in ogni caso, non sarebbe forse neanche risolutiva.
Un Paese che non fa parte dell’Unione europea, la Svizzera, e che è a portata di mano tanto per la Francia quanto per l’Italia, ha già annunciato che gli impianti resteranno aperti.
Lo ha detto ieri, in conferenza stampa, il consigliere federale Alain Berset, mentre i media descrivono una situazione stabile, che non desterebbe preoccupazioni a livello di contagi. I nuovi casi sono sui 4-5mila al giorno.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non è d’accordo e descrive il Cantone di Ginevra come «l’epicentro europeo». Il pericolo, per i Paesi vicini, è quello di vacanze sulla neve con contagi di ritorno.
Problema che si pone doppiamente per l’Italia, dato che l’altro Stato che rifiuta di rinviare di qualche settimana l’inizio della stagione invernale è l’Austria, a meno di non ottenere ristori dall’Europa.
Il Paese è stato molto colpito dalla seconda ondata di Coronavirus, al punto da dover ripristinare il lockdown, che terminerà il 6 dicembre. Qui, per ora, la linea è quella di tenere aperte le piste.
Anche la Spagna si mette di traverso e si dice contraria alla chiusura e a una strategia condivisa sul tema. La Slovenia, invece, dovrebbe prendere decisioni a momenti.