Nelle zone gialle, i nuovi casi sono diminuiti complessivamente appena dell’1%. Segno che le forti raccomandazioni non bastano a frenare la corsa del virus.
Ci vuole la linea dura, sostiene il Comitato tecnico scientifico (Cts). Quella dei cosiddetti «rigoristi» di cui è pieno il ministero della Salute (per approfondire leggi qui: Covid: si insiste sulla linea dura a Natale). Ma perché, di preciso? Perché, dati alla mano, gli italiani sono molto più abili nel rispettare divieti che non nell’attenersi alle forti raccomandazioni. Quelle per esempio di non uscire di casa né con mezzi pubblici, né privati e di limitare i propri spostamenti a lavoro, salute, esigenze improrogabili.
La zona rossa/lockdown è molto più produttiva, ai fini del contenimento del virus, rispetto alla zona gialla, dalle restrizioni allentate. Nelle regioni che sono state per un periodo nella fascia di rischio più alta, infatti, si è registrato complessivamente un crollo dei contagi pari al 33%. Un esempio lampante è la Lombardia, dove si è passati, in una sola settimana, da 23mila a 14mila casi.
Seconde sul podio dell’abbassamento della curva, le ex regioni arancioni, che segnano un -19,6% di contagi, stando ai dati in possesso del Cts. Questo è il valore medio, poi ci sono dei distinguo da fare tra una regione e l’altra, discorso che vale anche per le ex zone rosse: si pensi alla Toscana, che non ha avuto la stessa diminuzione dei positivi della Lombardia, ma è passata in sette giorni da 6mila a 4mila contagi.
L’Emilia Romagna, ad esempio, gialla dall’ultima ordinanza del ministro della Salute entrata in vigore il 13 dicembre, non ha avuto un calo drastico (dai 12.742 agli 11.005), nonostante venisse dall’area arancione.
Al di là del dato singolo, quello complessivo delle regioni transitate almeno per un periodo in fascia di rischio medio resta migliore di quelle rimaste finora sempre gialle. In tal caso, la flessione è ai minimi: -1,1% di contagi. In Molise, Lazio, Veneto, Sardegna e Provincia autonoma di Trento, nelle ultime due settimane, il totale dei casi è passato da 38.969 a 38.552. Praticamente, è stabile. Con le dovute differenze tra un territorio giallo e l’altro.
Agli antipodi, per esempio, Veneto e Lazio. Nella prima delle due regioni i contagi, anziché diminuire, sono aumentati sensibilmente (da 21.660 a 25.392). Nella seconda, si è assistito a un calo dei casi tra i più alti della fascia gialla (da 12.064 positivi a 9.421 in una settimana).