Chi viene assolto ha diritto alle spese legali


Lo Stato dovrà riconoscere un rimborso a chi riesce a dimostrare la propria innocenza in un processo penale. Con alcune eccezioni.
Anche il processo penale ha il suo spazio nella manovra 2021. È stato approvato all’unanimità un emendamento che introduce per la prima volta un nuovo principio in virtù del quale lo Stato è tenuto a pagare le spese legali all’imputato nel caso in cui quest’ultimo vinca in giudizio.
L’emendamento approvato alla Camera è stato presentato dal deputato di Azione Enrico Costa e si pone come obiettivo tutelare dal punto di vista economico il cittadino che riesce a dimostrare la propria innocenza. In questo modo, lo Stato dovrà rimborsare le spese legali sostenute entro un massimo di 10.500 euro all’imputato assolto per non aver commesso il fatto o perché i fatti contestati non costituiscono reato. La sentenza, però, deve essere irrevocabile. I soldi non faranno reddito e verranno erogati in tre rate annuali di pari importo, a cominciare dall’anno successivo a quello in cui è stata emessa la sentenza.
La norma entrerà in vigore dopo l’approvazione della legge di Bilancio. Significa che interesserà le assoluzioni successive a tale data. Il rimborso verrà riconosciuto dietro la presentazione della fattura dell’avvocato, con espressa indicazione della causale e dell’avvenuto pagamento. Il documento fiscale deve essere accompagnato da un parere di congruità espresso dal Consiglio dell’Ordine e da una copia della sentenza con la certificazione di irrevocabilità della cancelleria.
Non ha diritto, però, al rimborso delle spese legali l’imputato che viene assolto per alcuni capi di imputazione ma condannato per altri, così come la norma non si applica per l’estinzione del reato per amnistia o prescrizione e per la depenalizzazione dei fatti che hanno portato l’imputato in aula.
Le modalità di rimborso e gli importi verranno precisati con un successivo decreto del ministero della Giustizia.