Che cos’è l’udienza di discussione?


La discussione nel processo civile e in quello penale: cos’è, come funziona e quali regole devono essere rispettate?
Nell’immaginario collettivo, l’avvocato è colui che fa l’arringa davanti al giudice, spesso lasciandosi andare a gesti teatrali e a paroloni che lasciano a bocca aperta il pubblico. Il momento in cui l’avvocato può mostrare tutta la propria arte oratoria è quello della discussione della causa: si tratta dell’ultima fase della causa prima che essa vada a sentenza, cioè prima che venga decisa dal giudice. Che cos’è l’udienza di discussione?
Sin da subito possiamo dire che l’udienza di discussione è uno dei tratti distintivi del processo penale: raccolte tutte le prove necessarie a sostenere le proprie tesi, avvocato e pubblico ministero si preparano per esporre al giudice le conclusioni finali, dando vita all’atto finale del duello tra accusa e difesa. Nel processo civile, invece, l’udienza di discussione è assai più rara in quanto le parti quasi sempre sono invitate dal giudice a rassegnare per iscritto le proprie conclusioni, mediante un ultimo scambio di memorie difensive. Nel processo civile, infatti, il principio dell’oralità è molto attenuato; anzi, possiamo dire che il processo civile è quasi interamente cartolare, cioè svolto per iscritto. Se vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: vedremo che cos’è l’udienza di discussione e come si svolge.
Indice
Discussione: cos’è?
In ambito processuale, la discussione è il momento in cui le parti si confrontano verbalmente davanti al giudice.
In altre parole, la discussione è la parte del processo dedicata all’esposizione orale delle proprie ragioni.
Udienza di discussione: cos’è?
L’udienza di discussione è l’ultima tappa prima che il giudice decida sul caso sottoposto alla sua attenzione.
L’udienza di discussione è destinata all’esposizione verbale delle ragioni delle parti contrapposte e rappresenta il culmine del procedimento, in quanto dopo la discussione al giudice non resta che emanare la sentenza finale.
Udienza di discussione nel processo civile: come funziona?
Come anticipato in premessa, nel processo civile l’udienza di discussione è quasi sempre sostituita dallo scambio di memorie conclusive tra le parti.
In pratica, la discussione avviene per iscritto, con le parti processuali che hanno un termine (sessanta giorni e poi ulteriori venti) per scambiarsi le comparse conclusionali e poi le memorie di replica.
L’udienza di discussione mantiene il carattere dell’oralità in questi casi:
- se le parti fanno espressa richiesta al giudice di poter discutere oralmente la causa;
- nelle cause di lavoro;
- nelle cause davanti al giudice di pace.
In pratica, mentre nel processo ordinario di cognizione (il classico giudizio civile, in pratica) la discussione è quasi sempre sostituita dallo scambio di memorie, salvo espressa richiesta in senso contrario delle parti, nel rito del lavoro e nelle cause di competenza del giudice di pace la discussione orale rappresenta ancora la normalità.
Udienza di discussione nel processo penale: come funziona?
La discussione orale della causa è una regola inderogabile nel processo penale. Non è possibile che le parti (avvocato e pm) rinuncino alla requisitoria e all’arringa. In questa ipotesi, dunque, l’oralità della discussione non può essere sostituita da una trattazione scritta.
L’unica eccezione a quanto appena detto è rappresentata dalla parte civile, la quale può presentare le proprie conclusioni per iscritto e limitarsi a riportarsi a queste.
Durante l’udienza penale di discussione, pubblico ministero e avvocato difensore si fronteggiano in un duello dai tratti cavallereschi: da un lato, il pm cercherà di convincere il giudice circa la colpevolezza dell’imputato; dall’altro, l’avvocato metterà in campo tutta la propria capacità oratoria per persuadere il magistrato del contrario, e cioè che il suo assistito è perfettamente estraneo al reato contestatogli.
La discussione avviene seguendo un ordine preciso: comincia per primo il pubblico ministero; successivamente, i difensori della parte civile, del responsabile civile, della persona civilmente obbligata per la pena pecuniaria e solo per ultimo l’avvocato dell’imputato [1]. Al termine, al pm è concessa la possibilità di una breve replica.
La legge non prevede limiti di tempo; pertanto, la discussione di un avvocato o del pm potrebbe anche durare ore (soprattutto nei processi penali di particolare importanza). Ovviamente, i giudici consigliano sempre di essere sintetici.
La legge non obbliga il pubblico ministero a concludere per la condanna dell’imputato, né l’avvocato a chiedere per forza l’assoluzione. Sebbene ciò succeda quasi sempre, l’udienza di discussione deve tener conto di ciò che è accaduto in precedenza, durante la fase istruttoria e la raccolta delle prove.
E così, se dal dibattimento è emersa l’assoluta estraneità dell’imputato ai fatti contestatigli, il pm potrà (anzi, dovrà) chiedere l’assoluzione; in maniera speculare, se è invece emersa l’inconfutabile colpevolezza del proprio assistito, allora l’avvocato potrà chiedere al giudice solamente un trattamento sanzionatorio benevolo.
Discussione: cosa deve fare il giudice?
Durante l’udienza di discussione il giudice deve limitarsi ad ascoltare le parti che espongono verbalmente le proprie ragioni. Dovrà ovviamente assicurarsi che vengano rispettate le regole, come ad esempio l’ordine di discussione (prima il pm e per ultimo l’avvocato).
Il giudice non è nemmeno tenuto ad aderire alle tesi esposte nella discussione. Ciò vale soprattutto per il processo penale. Se ad esempio il pm e l’avvocato chiedono concordemente l’assoluzione, il giudice potrà ugualmente condannare l’imputato se lo ritiene colpevole a seguito dell’istruttoria. Ugualmente, il giudice potrà assolvere con formula piena l’imputato anche se nessuno aveva avanzato tale richiesta, oppure condannarlo a pena minore o maggiore rispetto a quella auspicata dal pm.