Regioni in ordine sparso sul rientro in classe dei ragazzi delle superiori, ma anche dei giovanissimi dell’infanzia e della primaria.
Ognuno per sé. O, almeno, non c’è propriamente l’unanimità. Il ritorno a scuola diventa l’ennesima questione divisiva tra Governo e Regioni. Mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte insiste per il ritorno in classe degli studenti delle superiori dal 7 gennaio, prima al 50% e poi almeno al 75%, in alcuni territori si fa come dicono i governatori.
Ed ecco che non proprio dappertutto giovedì torna a suonare la campanella, almeno per alcune fasce di alunni. In Veneto, per esempio, si è deciso che liceali e studenti di istituti tecnici inizieranno dal 7, ma da casa. L’ha reso noto un’ordinanza del presidente della Regione Luca Zaia, firmata il 4 gennaio, che dispone la chiusura fisica delle scuole superiori di secondo grado, ma la ripresa nella modalità della didattica a distanza. Per tutto gennaio si andrà avanti così.
Idem in Friuli Venezia Giulia, dove il governatore Massimiliano Fedriga sta per fare lo stesso, con un’ordinanza-fotocopia che faccia slittare il rientro a dopo il 31 gennaio. «Ovviamente c’è la possibilità di intervenire da qui al 31 gennaio, a seconda di come la curva epidemiologica si modificherà nelle prossime settimane», ha spiegato l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen.
Niente ritorno dietro i banchi di scuola neanche per bambini e ragazzi campani. Qui, si riparte dall’11 gennaio, ma soltanto la scuola dell’infanzia e le prime due classi della primaria riprenderanno gradualmente le lezioni in presenza. Sono le anticipazioni dei contenuti della prossima ordinanza del presidente della Campania, Vincenzo De Luca. Il testo sarà pronto entro il 5 gennaio.
Solo dal 18 gennaio si prenderà in considerazione l’idea di estendere le lezioni in presenza a tutti gli alunni della scuola primaria, a seconda della curva dei contagi. Dal 25 gennaio, si farà lo stesso con la primaria di primo e secondo grado.
Le decisioni sono state prese considerando il livello di rischio nei singoli territori. In particolare, liceali e alunni di istituti tecnici mancano da scuola da ottobre. La vera novità, dunque, è il loro rientro in classe, che si sommerebbe a quello degli studenti più giovani i quali, però, si è visto come siano meno inclini al contagio o a conseguenze pesanti del Coronavirus (non a caso, i minori di 6 anni non indossano neanche la mascherina a scuola).
Per il resto, in altre parti d’Italia, il 7 gennaio sarà il primo giorno di scuola del 2021, in un anno scolastico funestato dall’emergenza sanitaria.