C’è più di una via d’uscita dalla crisi che paralizza l’Esecutivo. Quella di una redistribuzione degli incarichi, però, sembra la più probabile.
È indicata come la strada più percorribile, anche se il momento è di quelli in cui tutto può succedere. Il Conte bis si avvia a diventare un Conte ter. Stesso presidente del Consiglio, diversi cambiamenti a livello di ministri.
Un rimpasto in piena regola, dunque, per placare Matteo Renzi e andare avanti con i dossier più importanti sul tavolo dell’Esecutivo, primo tra tutti la partita del Recovery Fund, prima da incassare e poi da spendere.
La trattativa, per ora, sembra ferma. Il tempo, però, stringe: Renzi ha minacciato di ritirare le sue ministre dalla squadra entro il 6 gennaio. Lo farà davvero? Certamente, è uno strumento di pressione che obbliga in ogni caso ad accelerare.
In una situazione come quella attuale, con l’emergenza sanitaria ancora in corso e il rischio di una terza ondata di Coronavirus, il rimpasto sembra lo scenario più plausibile, per non gettare il Paese nel caos di nuove elezioni. Una preoccupazione, quella del voto, che sarebbe difficile portare in primo piano, rispetto allo sconquasso rappresentato dalla pandemia.
Purché il Conte ter riesca a sopravvivere alla prova. Come fa notare un sottosegretario in quota Pd, citato dall’agenzia di stampa Adnkronos, «quando la macchina del rimpasto si mette in moto si sa come inizia e non si sa mai dove si va a finire…».
Naturalmente, è già iniziato il toto nomi. Per le aperture nei confronti di Italia Viva, si parla di Ettore Rosato al ministero della Difesa. L’attuale titolare del dicastero, Lorenzo Guerini, potrebbe invece sostituire al Viminale Luciana Lamorgese o prendere la delega ai Servizi (ammesso che Conte sia disposto a cedergliela).
Una possibilità è quella che venga spacchettato il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per farne due dicasteri. Sempre, però, che il numero massimo dei componenti del Governo raggiungibile per legge (65) non venga superato.
Potrebbero vacillare anche gli incarichi dei ministri del Lavoro, dello Sport e dell’Innovazione digitale. Blindate, invece, le «poltrone» del Guardasigilli Alfonso Bonafede (mai piaciuto a Italia Viva, basti pensare alla recente mozione di sfiducia, ma carissimo al premier), dei ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e degli Esteri Luigi Di Maio.
Se, invece, l’ipotesi rimpasto non s’avesse da fare, le alternative sono elezioni o governo tecnico. Anche qui si sta facendo da più parti il nome degli ex presidenti della Corte Costituzionale Marta Cartabia e Mario Rosario Morelli. L’ex numero uno della Banca centrale europea Mario Draghi continua ad essere tirato per la giacca; è notizia di oggi la nascita del «Movimento spontaneo cittadini per Draghi presidente».