Turni dei rider scelti con algoritmo: risarcimento del danno


Stabilire gli slot di lavoro a caso, senza tenere conto delle esigenze dei lavoratori, è un comportamento discriminatorio. L’ordinanza contro Deliveroo.
Gestire la scelta dei turni con un algoritmo è un comportamento discriminatorio nei confronti lavoratori, che possono essere penalizzati anche per un’assenza giustificata. Questo è il principio alla base della sentenza con cui il tribunale di Bologna ha recentemente condannato la società britannica Deliveroo al risarcimento di 50mila euro a tre organizzazioni sindacali aderenti alla Cgil (Filt, Filcams e Nidl).
Secondo il giudice, basare il sistema di prenotazione degli slot di lavoro con uno strumento informatico non in grado di «ragionare» sulle esigenze dei riders finisce per essere discriminatorio. In questo modo, infatti – sostiene l’ordinanza bolognese –, si finisce per premiare il ciclo-fattorino che ha un ranking di efficienza e di reputazione più alto, mentre viene penalizzato «a caso» chi magari si assenta dal lavoro per malattia o per assistere un parente malato. Non solo: chi non si reca al lavoro per uno di questi motivi viene messo sullo stesso piano di chi si assenta perché ha aderito a uno sciopero. In sostanza, afferma il tribunale, si crea un trattamento discriminatorio.
Da qui, la condanna al colosso britannico del food delivery, la prima del suo genere in Europa. Deliveroo ha dovuto rimuovere gli effetti della condotta discriminatoria, pubblicare l’ordinanza su un quotidiano nazionale e risarcire il danno non patrimoniale alle organizzazioni sindacali ricorrenti, anche se non è stato accertato alcun pregiudizio ai danni delle organizzazioni stesse o dei lavoratori. Una questione di principio, insomma, che nel linguaggio processuale si chiama risarcimento del danno punitivo, di tipo presunto e con valenza sanzionatoria in conformità ai canoni di adeguatezza, effettività, proporzionalità e dissuasività.