Si torna in aula dall’infanzia fino alle medie ma non in tutte le regioni. Date diverse anche per le superiori. La più prudente, la Campania.
Ritorno a scuola in presenza, oggi, per 5 milioni di alunni. Sono quelli dell’infanzia, delle elementari e delle medie nelle regioni in cui non è stato deciso il rinvio della prima campanella. Lezioni al via anche per gli studenti delle superiori, ma con la modalità della didattica a distanza. Torneranno in aula al 50% lunedì 11 gennaio. Questo il quadro attuale. Ma non è detto che duri a lungo: se i dati attesi per domani sull’andamento dell’epidemia dovessero tingere qualche regione di rosso nei prossimi giorni, i ragazzi dalla seconda media in su dei territori interessati sarebbero costretti a riprendere in mano il computer per poter seguire le lezioni.
Sono già state decise, però, delle eccezioni a livello locale. Tanto per cambiare, insomma, la regola che vale da una parte non vale da un’altra. Quella nazionale, cioè rientro di infanzia, elementari e medie oggi e lezioni in presenza al 50% nelle superiori dall’11 gennaio, viene applicata in Lazio, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Sicilia.
Veneto, Marche e Friuli Venezia Giulia hanno optato per la proroga della didattica a distanza nelle superiori fino al 31 gennaio. Significa che in queste tre regioni i ragazzi dei licei e degli istituti non dovranno andare in aula lunedì, nemmeno al 50%, come succederà, invece, in altre zone d’Italia.
Proroga della Dad più breve, invece, in Calabria: il primo ciclo delle superiori resterà in remoto fino al 15 gennaio, mentre in Piemonte i ragazzi seguiranno le lezioni da casa fino al 18 gennaio. Più o meno la stessa data in cui si potrebbe tornare in presenza, ma in versione ridotta, in altre regioni come Umbria, Sardegna e Basilicata, ancora incerte sul giorno del rientro.
Calendario ancora diverso in altre due regioni. In Puglia rimarrà la didattica integrata a distanza fino al 15 gennaio, mentre in Campania il governatore Vicenzo De Luca ha scelto di essere più prudente: i bambini della scuola dell’infanzia e di prima e seconda elementare torneranno in presenza non oggi ma lunedì 11 gennaio. Se i dati sulla pandemia lo consentiranno, il resto degli alunni della primaria raggiungeranno i compagni una settimana dopo, cioè il 18 gennaio. Infine, la secondaria di primo e secondo grado dovrà attendere il 25 gennaio.
Per fortuna si rientra a scuola. I nostri ragazzi stanno facendo un grande sacrificio. Bisogna dargliene atto. E stanno rinunciando ad un’istruzione completa, per quanto alunni ed insegnanti si sforzino la didattica a distanza non è la stessa cosa di quella in presenza. Poi, stanno rinunciando alle relazioni sociali (mica possono mantenere le relazioni via smartphone o tablet). Ovviamente, non me la prendo con le decisioni del Governo, ci mancherebbe, sono decisioni che vanno incontro alla tutela della nostra e della loro salute, però questa pandemia inizia a diventare pesante per tutti anche a livello piscologico e mette a dura prova i nostri giovani
Alcuni esperti dicono che la cosa migliore è evitare la riapertura delle scuole per limitare i contagi, soprattutto nei mezzi pubblici, altri dicono che è meglio riaprire per la loro istruzione e la loro socialità. Insomma, qui non si capisce più nulla. Chi la dice cotta e chi la dice cruda
Ma adesso, io vorrei capire, come funziona la situazione in Italia? Cioè quando siamo rossi, gialli o arancioni? Non so cosa si può fare e cosa non si può fare? Non ci capisco più nulla. Ormai, l’unica certezza sono le pantofole!
Il 7 e l’8 gennaio l’Italia è di colore giallo, ma rafforzato. I negozi potranno riaprire per i saldi fino alle 21. Bar, ristoranti e pasticcerie saranno aperti fino alle 18, dopodiché potranno solo lavorare per l’asporto fino alle 22 o per la consegna a domicilio. Riaprono le scuole elementari e medie, sarà possibile spostarsi nella Regione di residenza senza l’autocertificazione (fuori Regione solo per motivi di lavoro, salute o di comprovata necessità). Sabato 9 e domenica 10 si torna in zona arancione. Dall’11 al 15 gennaio, giorno di scadenza del Decreto, resta l’incognita.
Per fortuna che mia moglie incinta è assistita dalla madre, altrimenti non avremmo saputo come organizzarci in casa durante questi mesi con la didattica a distanza, dovendo anch’io uscire per fare la spesa e per ragioni di lavoro. Insomma, speriamo che i piccoli possano rientrare presto a scuola e vivere la loro quotidianità in sicurezza