Alcune reazioni avverse, in particolare quelle allergiche, hanno messo in allarme. Sono molto rare ma è bene si sappia in quali casi si rischia di più.
La vaccinazione contro il Coronavirus sta andando avanti. L’Italia risulta essere il primo Paese europeo per numero di dosi somministrate. Un traguardo che riempie di orgoglio: fin dall’inizio, è stato detto che più saranno i vaccinati, più facilmente si raggiungerà l’immunità di gregge, il che significa che bisognerà somministrare il farmaco sicuramente a più della metà della popolazione. A preoccupare molti sono le possibili reazioni avverse al vaccino.
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Le reazioni avverse
Esistono tre tipi di reazioni: comuni (dolore nel punto dell’iniezione, febbre, mal di testa, mialgia, debolezza), non comuni (linfonodi gonfi sotto le ascelle) e rare (reazioni allergiche e shock anafilattico). Se le prime due sono temporanee e non pericolose, quelle rare sono invece da non sottovalutare, anche perché di shock anafilattico si può morire se non si agisce in tempo con adrenalina e altri farmaci di supporto, come antistaminici e broncodilatatori.
Per quello che sappiamo finora, chi ha allergie, alimentari e non, rientra tra coloro che devono valutare con cautela se vaccinarsi o meno, magari chiedendo consiglio al proprio medico e accertandosi di poter restare in osservazione dopo l’iniezione.
Prima di somministrare la dose, il personale sanitario fa comunque compilare al paziente un questionario con le domande sul suo stato di salute e anche in base alle risposte si decide se procedere.
La reazione allergica: lo shock anafilattico
Finora, tra i casi di shock anafilattico che si sono registrati, un paio erano allergici ai componenti del vaccino, un’altra soffriva di un’allergia alimentare e un’altra ancora no, ma ha avuto comunque la stessa reazione grave.
Per shock anafilattico si intende una grave reazione allergica che, in genere, si verifica entro pochi minuti dall’assunzione di una sostanza che, per l’organismo, è nociva. Ma non è sempre e solo così.
Repubblica, oggi, ha intervistato il professor Gianni Marone, professore di Immunologia clinica all’Università Federico II di Napoli. A questo proposito, Marone ha detto che una reazione del genere è rara, ma quando avviene, si manifesta entro un’ora dall’iniezione e può consistere in «tosse, dispnea, sibili e laringospasmo, quello cutaneo con prurito, orticaria e angioedema (improvviso gonfiore di cute, mucosa e tessuti sottomucosi), l’apparato gastrointestinale con dolori addominali, crampi e diarrea (aumento motilità intestinale). Ma l’organo bersaglio più importante che può mettere a rischio la vita è il sistema cardiovascolare: tachicardia, ipotensione, aritmie».
Ma è anche possibile che, al primo attacco, ne segua un altro, aggiunge Marone, «a distanza di due-quattro ore dal primo ed è questa la ragione che sottende l’esigenza assoluta di trattenere in osservazione, in ambiente protetto e almeno per ventiquattr’ore, un paziente che abbia avuto una reazione anafilattica».
Chi si deve vaccinare con cautela
Sempre Repubblica riporta l’elenco delle categorie da vaccinare con cautela, per i potenziali maggiori rischi di reazioni avverse in genere, e quelle da non vaccinare. Nel primo elenco rientrano:
- i soggetti allergici, come già detto;
- i soggetti con immunodeficienza. Per esempio: persone che hanno subìto un trapianto, che hanno linfomi, che sono positivi al virus dell’Hiv;
- chi sta seguendo una terapia immunosoppressiva o con Immune-checkpoint inhibitors (Ici, farmaci biologici utilizzati nel trattamento dei tumori per potenziarne il sistema immunitario), perché in tal caso il sistema immunitario è più debole;
- chi soffre di coagulopatie (piastrinopenia ed emofilia), per il pericolo di emorragie;
- donne incinte o che allattano, perché la casistica di vaccinate in questo particolare stato, al momento, è molto ristretta, dunque si hanno poche evidenze scientifiche sugli effetti del siero, anche se i produttori sostengono che non faccia male al feto.
Chi non si deve vaccinare
Nel secondo elenco, quello di coloro che, per ora, non si devono vaccinare, rientrano invece:
- ragazzi under 16 (in tal caso è bene evitare perché nessun vaccino è stato ancora sperimentato su ragazzi più giovani);
- chi ha la febbre o infezioni in atto;
- chi, in passato, si è vaccinato e ha avuto uno shock anafilattico;
- chi ha «mastocitosi sistemica», ossia troppi mastociti nei tessuti. Queste cellule sono responsabili di provocare reazioni allergiche.