Dare della «cicciona» alla moglie è reato


Secondo la Cassazione, insultare il coniuge quotidianamente ed offendere la sua dignità rientra tra i maltrattamenti in famiglia.
Guai a ripetere spesso alla moglie che è brutta e grassa, anche se lo fosse davvero: si rischia il reato di maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Cassazione con una recente sentenza [1]. Secondo la Suprema Corte, infatti, non c’è bisogno di sfiorare con un dito la consorte per commettere questo tipo di reato: le offese quotidiane sul suo aspetto possono avere lo stesso risultato di uno schiaffo in faccia.
A finire nel mirino dei giudici, un uomo che aveva per abitudine dire alla moglie di tutto tranne «ti voglio bene» o «come ti sta bene quel vestito». Il quotidiano repertorio che riservava alla consorte era pieno di espressioni a dir poco pesanti, del tipo «come sei brutta, copriti, sei una scrofa, sei grassa, fai schifo, tra dieci anni ti cambio con una più giovane» ed altri «apprezzamenti» del genere. Non c’era bisogno di arrivare ad un litigio per richiamare la fantasia dell’uomo in proposito: anche quando meno se l’aspettava, la moglie si sentiva dire «dovrei cambiare le porte perché non ci passi più». Quanto basta, secondo la Cassazione, per creare delle sofferenze fisiche e morali che configurano la materia del reato.
Gli Ermellini tengono a precisare che determinate espressioni, se isolate, per quanto siano sconvenienti, potrebbero anche non costituire reato. Il problema diventa il fatto di sentirsele dire ogni giorno ed in qualsiasi occasione.
Va ricordato che l’articolo 572 del Codice penale, evocato dalla Corte Suprema, stabilisce che tra i maltrattamenti in famiglia rientrano «le lesioni, le percosse, le ingiurie, le minacce, le privazioni imposte alla vittima anche di natura economiche, atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità che si risolvono in sofferenze morali». La condotta vessatoria deve essere abituale e rivolta ai soggetti che fanno parte della sfera familiare e che possano ricevere pregiudizio alla propria integrità psicofisica a causa dei comportamenti aggressivi maturati in quel contesto.
E siccome «la legge è uguale per tutti», si suppone che sia reato anche dare quotidianamente al marito del pancione o del vecchio rimbambito.
note
[1] Cass. sent. n. 34351/2020.