Covid, i nuovi dati dell’Iss: chi rischia rosso e arancione


L’allarme dell’Istituto superiore di sanità: «Si rischia una pandemia non controllabile e non gestibile». Lombardia verso la fascia più severa. Male Veneto, Emilia, Calabria e Sicilia.
Il peggioramento è stato generale, ma in alcune regioni l’indice Rt è addirittura sopra la media nazionale. Sarà inevitabile per loro finire in fascia arancione da lunedì 11 gennaio. Qualcuna rischia anche la fascia rossa. Ecco, in sintesi, il risultato del monitoraggio sull’andamento della pandemia da Covid in Italia presentato oggi dall’Istituto superiore di sanità (Iss).
Secondo l’Iss, l’incidenza del coronavirus nel nostro Paese torna a crescere dopo alcune settimane ed aumenta anche la pressione sui servizi assistenziali. L’Rt nazionale, aggiunge l’Istituto, è in aumento per la quarta settimana consecutiva e, per la prima volta dopo sei settimane, si colloca sopra quota 1.
Ricordiamo i nuovi criteri per stabilire le varie fasce: chi raggiunge un Rt pari a 1, finisce in arancione. Chi ha un Rt di almeno 1,25 va in fascia rossa. Questo dato è abbinato all’indice di sofferenza delle strutture sanitarie.
In teoria, e secondo i dati mostrati oggi dall’Iss, la Lombardia finirà quasi sicuramente da lunedì in zona arancione, se non addirittura in zona rossa.
Veneto, Emilia-Romagna e Calabria dovrebbero essere in fascia arancione.
La Sicilia è al limite tra la zona gialla e la zona arancione.
Tutte le altre regioni dovrebbero restare in zona gialla.
Sarà il Comitato tecnico scientifico a prendere la decisione finale nel corso del pomeriggio.
L’Istituto superiore di sanità non nasconde, comunque, il fatto che l’Italia si trovi in una situazione molto delicata «che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti». In altre parole: la terza ondata è alle porte, occorrono maggiori restrizioni.
Preoccupa la pressione attorno agli ospedali: «Il servizio sanitario – spiega l’Iss – ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni». Nelle ultime due settimane, si è raggiunto un livello di 313,28 casi per 100.000 abitanti, con un picco in Veneto di oltre 900 casi per 100.000 abitanti. Quanto basta, secondo l’Istituto superiore di sanità, per parlare di un «aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile».