Oggi, l’ordinanza con i nuovi colori assegnati alle regioni in base al rischio. La zona gialla non è un «lasciapassare» per le lezioni in presenza.
Un’Italia bicolore: in prevalenza gialla, con qualche pennellata arancione. È la mappa del Paese allo stato attuale, dopo che il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato la nuova ordinanza in vigore da lunedì 11 gennaio.
In zona arancione, restano Veneto, Emilia-Romagna, Calabria, Lombardia e Sicilia. Gialle tutte le altre regioni italiane. Nessuna rossa (per approfondire leggi qui: Covid: ecco l’ordinanza di Speranza fino al 15 gennaio).
Ma come si lega il provvedimento di Speranza con l’universo scuola? Vuol dire che chi è in zona gialla potrà mandare i ragazzi in classe? No, non c’è alcun automatismo al riguardo. Lo si precisa perché, in questa giungla di regole sempre più complicate e nel susseguirsi dei decreti, qualcosa potrebbe essere sfuggito e qualcuno potrebbe pensare che la fascia di minor rischio, con le minori restrizioni, equivalga a un ritorno a scuola. Non è così.
Il tema ha tenuto lungamente banco all’ultimo Consiglio dei ministri, generando accese discussioni. Alla fine, si è optato per il rientro in classe degli alunni di elementari e medie dal 7 gennaio e per quello degli studenti di licei e istituti tecnici dall’11 gennaio in presenza al 50%, per poi aumentare gradualmente la percentuale. Questa la regola pensata dal Governo, ma molte Regioni si sono messe di traverso. La situazione attuale, dunque, è che si va in ordine sparso, con le decisioni sulla riapertura dipendenti dalle ordinanze regionali. Risultato? Un panorama frastagliato.
Tra i territori che si sono conformati alla decisione del Governo: Abruzzo, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta, Sicilia (anche se qui, anziché dal 7, le scuole dell’obbligo hanno ripreso l’8, con alcune eccezioni, come a Catania e Palermo, dove sono chiuse tutte le scuole di ogni ordine e grado).
In queste regioni, dunque, quasi tutti (materne, elementari e medie) a scuola dal 7, superiori dall’11, gradualmente. In Trentino Alto Adige, anche i liceali sono tornati in classe dal 7, in presenza almeno al 50% e in alcuni casi con picchi del 75%.
In Campania, invece, l’11 gennaio sarà il giorno del ritorno a scuola per i bambini della materna e di prima e seconda elementare. Sarà un rientro a scaglioni. Dal 18, si valuterà – in base ai dati sui contagi – se potranno rientrare il resto degli alunni della primaria; dal 25, si deciderà su medie e licei. Intanto, la didattica si fa, ma a distanza. Anche nel Lazio i ragazzi delle superiori torneranno in classe dal 18. Il 7 la scuola è ricominciata per i bambini delle elementari e gli studenti delle medie.
In Basilicata, c’è attesa per l’ordinanza del governatore Vito Bardi che, per ora, ha sospeso le riaperture delle scuole di ogni ordine e grado fino al 10 gennaio compreso, in coincidenza con un innalzamento della curva dei contagi.
Neanche in Calabria sono riprese le lezioni in presenza, né per i bambini, né per i ragazzi. Elementari e medie rientreranno dal 15, licei e istituti tecnici non prima del 31 gennaio.
In questo stesso giorno, torneranno in classe i liceali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia; scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado hanno invece già ripreso in presenza dal 7. Una soluzione simile a quella della Lombardia, dove le lezioni in presenza alla scuola dell’obbligo sono riprese il 7, mentre le superiori aspetteranno fino al 24 gennaio, frequentando intanto in modalità di didattica a distanza (dad).
Niente scuola per nessuno fino al 31 gennaio nelle Marche: 100% dad da qui alla fine del mese. Stessa soluzione in Puglia, ma fino al 15 gennaio. Ancor più complicato in Molise, dove i liceali non torneranno a scuola fino al 18 gennaio, ma intanto i sindaci dei singoli Comuni potranno decidere se far ripartire le lezioni in presenza per i bambini della primaria.
Quasi lo stesso ha deciso di fare il Piemonte: ragazzini di elementari e medie in classe dal 7, mentre gli studenti delle superiori aspetteranno fino al 18. Idem in Sardegna, dove l’inizio delle lezioni in presenza per i liceali potrebbe slittare anche a febbraio (per ora si parla del 18 gennaio): si aspetta l’ordinanza del presidente della Regione.