Mercoledì il decreto alle Camere. Con l’abbassamento delle soglie dell’Rt, più facile entrare in zona rossa o arancione.
Si lavora per mettere a punto il nuovo Dpcm, in vigore dal 16 gennaio e valido per i successivi 30 – 45 giorni. Dopo la riunione tra Governo, Regioni, Comuni e Province prende forma la bozza che il ministro della Salute Roberto Speranza presenterà mercoledì in Parlamento.
Prevede, per certi versi, una stretta. Per altri, il suo contrario. Due esempi su tutti: è confermato l’abbassamento delle soglie-limite dell’indice di trasmissione del Covid (Rt), assunte come parametro di riferimento per il passaggio in zona arancione o rossa.
Se prima, per entrare nella fascia di rischio medio (color arancio), ci si doveva attestare su un Rt pari a 1,25, adesso basta il valore di 1. Idem per il rischio alto: con Rt 1,25 (anziché 1,50) si entra in zona rossa. Potrà dunque accadere più spesso di vedere la cartina dell’Italia tingersi di arancione o rosso, specie se davvero ci attendono mesi duri.
D’altro canto, si sta valutando l’introduzione di una zona bianca, quella dove il rischio di contagio è molto basso, quantificabile in un Rt pari a 0,5. Qui, potrebbero restare aperti cinema, teatri, musei, palestre e piscine.
Eliminata, invece, l’opzione zona rossa automatica nel caso in cui, in un territorio, fossero rilevati 250 contagi settimanali ogni centomila abitanti. Scartata anche l’idea dei weekend arancioni nazionali, sostenuta da alcuni governatori.
Nel complesso, comunque, al di là del «raggio di sole» della zona bianca, gli aspetti restrittivi del nuovo decreto sono molti di più delle aperture a qualcosa di simile alla normalità. Anche perché si teme «l’effetto Natale»: un innalzamento della curva dei contagi dovuto alle maggiori occasioni di incontro e frequentazione durante le feste.
Il virologo Fabrizio Pregliasco ne ha parlato oggi, intervistato su Radio 1. «Ci sono segnali negativi e una tendenza al peggioramento – ha detto, durante la trasmissione Un giorno da pecora -. Dopo le feste non dico di temere una terza ondata ma forse una terza onda, credo che i contagi potrebbero arrivare a metà mese, dalla prossima settimana».
Un altro dei nuovi divieti interessa i bar (non i ristoranti): niente più asporto, solo consegne a domicilio. Si parla anche di un’estensione del blocco della mobilità regionale, anche tra le zone gialle. Certa, inoltre, la chiusura prolungata delle piste da sci: «Difficile aprire gli impianti, in quelle regioni dove le scuole restano chiuse…», aveva detto ieri sera Speranza in tv.
A proposito di scuola, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina scalpita e continua a contestare la decisione di far restare chiuse le scuole anche in zona gialla. «Questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Sono molto preoccupata, oggi la didattica a distanza non può più funzionare».
Quanto ai vaccini, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha chiesto di andare più spediti, ritenendo che si possa viaggiare a ritmi molto più sostenuti di quelli attuali. Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ha replicato che «nei prossimi giorni con l’implementazione delle dosi in tutti i territori potremo scrivere una pagina importante nella storia questa tragedia. Tutte le Regioni stanno accelerando e il Governo è pronto a sostenere ulteriori sforzi».