L’indennità di disoccupazione influisce sull’indicatore della situazione economica equivalente della famiglia?
Complice l’aggravarsi della crisi dell’impiego, sono sempre più numerosi i lavoratori costretti a fruire della Naspi, l’indennità di disoccupazione che spetta alla generalità dei dipendenti, al verificarsi di specifici requisiti.
Una volta terminata la Naspi, i disoccupati spesso sono costretti a richiedere il reddito di cittadinanza, in quanto difficilmente trovano entro il periodo di spettanza dell’indennità un nuovo lavoro.
Per il diritto al reddito di cittadinanza, parametro fondamentale è l’indicatore Isee, che certifica, in parole semplici, la situazione economica della famiglia.
Ma la Naspi fa reddito Isee?
Ci si domanda, in particolare, se l’indennità di disoccupazione influisca, alla pari degli altri redditi, sulla dichiarazione Isee e, quindi, sul diritto alla maggior parte dei sussidi, tra i quali appunto il reddito di cittadinanza.
Ci si chiede, poi, se in generale la Naspi faccia reddito, cioè se risulti imponibile fiscalmente, quindi se sia tassata alla pari dei redditi di lavoro.
Procediamo allora con ordine e facciamo il punto sull’indennità di disoccupazione Naspi.
Quando spetta la Naspi?
La Naspi spetta in presenza dei seguenti requisiti:
- perdita involontaria dell’occupazione e possesso dello stato di disoccupazione; ricordiamo che per ottenere lo stato di disoccupazione l’interessato deve rendere la Did, cioè la dichiarazione d’immediata disponibilità all’impiego; successivamente, viene convocato dal centro per l’impiego per firmare il patto di servizio, un progetto personalizzato contenente tutte le attività di politica attiva del lavoro previste per lui (corsi di formazione, ricerca attiva di lavoro, incontri di orientamento…);
- almeno 13 settimane contribuite nei quattro anni precedenti, che non abbiano dato già luogo a un’altra prestazione di disoccupazione;
- almeno 30 giornate lavorate nell’anno.
A quanto ammonta la Naspi?
La Naspi è normalmente pari al 75% del reddito medio imponibile mensile degli ultimi quattro anni. Se l’ammontare, però, supera, per l’anno 2020, 1.227,55 euro mensili, bisogna calcolare il 25% della differenza tra l’imponibile medio mensile e 1.227,55 ed aggiungerla a 1227,55.
L’ammontare dell’indennità, comunque, non può superare, per l’anno 2020, 1335,43 euro.
A Piergiulio, quale somma degli imponibili degli ultimi 4 anni risultano 183.000 euro ed il numero delle settimane contribuite nello stesso periodo è 208. Deve dividere gli imponibili per il numero di settimane contribuite, ottenendo 879,81 euro. Poi deve moltiplicare il tutto per 4,33, ottenendo 3.809,57 euro. In seguito, deve eseguire queste operazioni: [3.809,57- 1.227,55] x 25%= 645,51 euro. Successivamente, considerando che la somma di 645,51+ 1.227,55 è maggiore di 1.335,40 euro, il valore Naspi mensile risulterà proprio 1.335,40 euro.
L’ammontare della Naspi diminuisce del 3% ogni mese, a partire dal quarto mese di corresponsione.
Quanto dura la Naspi?
La durata della Naspi è pari alla metà dei periodi contribuiti degli ultimi quattro anni, che non abbiano già dato luogo a un’altra prestazione di disoccupazione. La durata non può comunque superare 24 mesi.
Maurizio ha lavorato continuativamente per un anno e non vanta ulteriori contributi utili negli ultimi quattro anni: la durata della Naspi, per lui, sarà pari a sei mesi.
La Naspi fa reddito?
La natura dei redditi derivanti dall’indennità di disoccupazione è la stessa, rispetto al reddito che l’indennità sostituisce. Considerando che la Naspi è un sussidio che ha la funzione di sostituire il reddito di lavoro dipendente e non è una mera prestazione di assistenza, dato che per ottenerla sono richiesti precisi requisiti contributivi, si tratta di un reddito di lavoro dipendente.
Come tale, è assoggettato all’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche ed entra a far parte del reddito complessivo del contribuente. Non è dunque prevista alcuna esenzione fiscale per questo sussidio.
La Naspi fa reddito Isee?
Trattandosi di un reddito pienamente imponibile, la Naspi rientra nella
dichiarazione Isee del nucleo familiare, nell’anno di riferimento. Ricordiamo che l’anno di riferimento per questa dichiarazione è il secondo anno precedente alla presentazione della stessa.
Ad esempio, per quanto riguarda l’Isee 2021, ci si riferisce ai redditi del 2019.
Ma che cosa succede se nel frattempo il nucleo familiare ha terminato di percepire la Naspi? Si può presentare un nuovo Isee che non tenga più conto dell’indennità di disoccupazione cessata?
Isee corrente
In questo caso, una volta terminata la Naspi, l’interessato può presentare una nuova dichiarazione Isee che tenga conto della situazione più recente: si tratta dell’Isee corrente.
Il decreto Crescita ha infatti previsto la possibilità di aggiornare l’Isee in corso di validità se:
- varia la situazione lavorativa di un componente del nucleo;
- variano i redditi in misura superiore al 25% rispetto a quelli dichiarati;
- oppure eventuali trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, compreso il reddito di cittadinanza, sono interrotti.
Leggi la nostra breve guida per sapere come funziona l’Isee corrente.