Le adesioni, al momento, sono localizzate in particolare in alcune regioni, ma gli organizzatori sperano che la protesta abbia l’eco più vasta possibile.
Ristoranti: parte la mobilitazione. Dopo mesi di chiusure e restrizioni, il comparto reagisce scegliendo la disobbedienza civile. Nasce così #ioapro1501, protesta partorita dal web, com’è ormai abitudine, per risollevare il settore della ristorazione o almeno non soccombere.
L’hashtag contiene una data simbolica: il 15 gennaio 2021, giorno a partire dal quale chi aderirà alla mobilitazione terrà aperto comunque il ristorante e lavorerà regolarmente, come se l’emergenza non ci fosse. Questo significa che i locali aderenti saranno aperti non solo a pranzo, ma anche a cena. Scontrino entro le 21,45 e poi chiusura per rispettare il coprifuoco.
Alcuni faranno cenare i clienti. Altri supporteranno i colleghi a metà, lasciando i tavoli simbolicamente apparecchiati in segno di vicinanza a chi partecipa, ma resteranno attivi solo per l’asporto e le consegne a domicilio.
«Non spengo più la mia insegna, io apro – il post su Facebook di un ristoratore di Cagliari, Maurizio Stara, da cui l’idea è partita -. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità».
Per provarlo, i titolari di pub e ristoranti intenzionati a riaprire si sono dati alcune regole: rispetto rigido delle norme anti-Covid, coprifuoco compreso, e distanza doppia tra i tavoli rispetto a quella prevista dalla legge.
I clienti, dal 15 al 18 gennaio compreso, potranno pagare anche con un’offerta libera, per sostenere l’iniziativa. Massimo rispetto per le forze dell’ordine e nessuna intenzione di provocare/fomentare violenze: «La nostra è una disobbedienza gentile – dicono – ancor più che civile».
#ioapro1501 sta facendo discutere, anche all’interno della stessa categoria dei ristoratori. Significa esporre se stessi e i clienti al rischio di sanzioni amministrative, facendolo anche al prezzo di una resa scarsa: per lo stesso motivo è possibile che i tavoli restino vuoti.
I partecipanti hanno fiducia che non sarà così e, nel dubbio, si sono già dotati di avvocati pronti a fornire assistenza legale in caso di problemi. «Qualsiasi provvedimento – hanno spiegato in un video su Facebook – sarà contrastato attraverso dei ricorsi al Tar».
Al momento, le adesioni sono per lo più in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lombardia. Gli organizzatori sperano che si allarghi a macchia d’olio a tutta Italia.
«Non c’è voglia di fare la guerra nei nostri intenti – afferma Yuri Naccarella, referente della protesta -. L’unico vero motivo alla base della nascita del movimento è la pura necessità di andare avanti, perché i ristori promessi dallo Stato non arrivano e attualmente la liquidità non abbastanza».