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Ristoranti aperti per protesta dal 15 gennaio

13 Gennaio 2021
Ristoranti aperti per protesta dal 15 gennaio

Le adesioni, al momento, sono localizzate in particolare in alcune regioni, ma gli organizzatori sperano che la protesta abbia l’eco più vasta possibile.

Ristoranti: parte la mobilitazione. Dopo mesi di chiusure e restrizioni, il comparto reagisce scegliendo la disobbedienza civile. Nasce così #ioapro1501, protesta partorita dal web, com’è ormai abitudine, per risollevare il settore della ristorazione o almeno non soccombere.

L’hashtag contiene una data simbolica: il 15 gennaio 2021, giorno a partire dal quale chi aderirà alla mobilitazione terrà aperto comunque il ristorante e lavorerà regolarmente, come se l’emergenza non ci fosse. Questo significa che i locali aderenti saranno aperti non solo a pranzo, ma anche a cena. Scontrino entro le 21,45 e poi chiusura per rispettare il coprifuoco.

Alcuni faranno cenare i clienti. Altri supporteranno i colleghi a metà, lasciando i tavoli simbolicamente apparecchiati in segno di vicinanza a chi partecipa, ma resteranno attivi solo per l’asporto e le consegne a domicilio.

«Non spengo più la mia insegna, io apro – il post su Facebook di un ristoratore di Cagliari, Maurizio Stara, da cui l’idea è partita -. La nostra è una protesta pacifica volta a dimostrare il nostro senso di responsabilità».

Per provarlo, i titolari di pub e ristoranti intenzionati a riaprire si sono dati alcune regole: rispetto rigido delle norme anti-Covid, coprifuoco compreso, e distanza doppia tra i tavoli rispetto a quella prevista dalla legge.

I clienti, dal 15 al 18 gennaio compreso, potranno pagare anche con un’offerta libera, per sostenere l’iniziativa. Massimo rispetto per le forze dell’ordine e nessuna intenzione di provocare/fomentare violenze: «La nostra è una disobbedienza gentile – dicono – ancor più che civile».

#ioapro1501 sta facendo discutere, anche all’interno della stessa categoria dei ristoratori. Significa esporre se stessi e i clienti al rischio di sanzioni amministrative, facendolo anche al prezzo di una resa scarsa: per lo stesso motivo è possibile che i tavoli restino vuoti.

I partecipanti hanno fiducia che non sarà così e, nel dubbio, si sono già dotati di avvocati pronti a fornire assistenza legale in caso di problemi. «Qualsiasi provvedimento – hanno spiegato in un video su Facebook – sarà contrastato attraverso dei ricorsi al Tar».

Al momento, le adesioni sono per lo più in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Lombardia. Gli organizzatori sperano che si allarghi a macchia d’olio a tutta Italia.

«Non c’è voglia di fare la guerra nei nostri intenti – afferma Yuri Naccarella, referente della protesta -. L’unico vero motivo alla base della nascita del movimento è la pura necessità di andare avanti, perché i ristori promessi dallo Stato non arrivano e attualmente la liquidità non abbastanza».



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