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Crisi di governo: le intenzioni di Conte

14 Gennaio 2021 | Autore:
Crisi di governo: le intenzioni di Conte

Il premier «fuori dalla grazia di Dio» si prepara alla conta in Parlamento e per ora prende tempo prima di salire al Colle. Le ipotesi sul futuro Governo.

Dire che è furibondo è dire poco. Giuseppe Conte ha preso peggio del previsto lo sgarro di Matteo Renzi e, nella tarda serata di ieri, durante il primo Consiglio dei ministri senza la rappresentanza di Italia Viva, dopo aver accettato le dimissioni di Teresa Bellanova, di Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto, qualcuno ha riferito testualmente che il presidente sta «fuori dalla grazia di Dio», come riporta questa mattina il Corriere della Sera. «Purtroppo Italia Viva si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo», avrebbe detto a quel che gli resta di Esecutivo. «Sono dispiaciuto e rammaricato, ho fatto di tutto per evitare questo gravissimo danno al Paese, in piena pandemia. Vi chiedo un’ultima prova, facciamo tutto quello che serve agli italiani per la grave crisi sanitaria ed economica».

La domanda che tutti si pongono oggi è una sola: e adesso che succede? Succede che Conte non ha intenzione di salire immediatamente al Quirinale per consegnare al Capo dello Stato le sue dimissioni: l’avrebbe fatto ieri sera e lo ha evitato per due motivi. Il primo, perché sa che il Governo ha degli impegni urgenti da assolvere in questi giorni. Il primo era, appunto, il Consiglio dei ministri che è finito, come al solito, a notte fonda, e nel quale, tra le altre cose, è stato prorogato lo stato di emergenza ed è stato approvato il decreto legge con le nuove misure anti-Covid. Ci sarà poi da dare il via libera allo scostamento di Bilancio per poter portare avanti il nuovo decreto Ristori. Il lavoro, di certo, non gli manca.

Il secondo motivo per cui Conte resiste è perché non vuole che la crisi di governo venga ufficializzata in una sola conferenza stampa. Il premier (o forse bisogna cominciare a dire «l’ancora premier») vuole che lo strappo definitivo di Renzi avvenga in Parlamento. Per questo, sta meditando di presentarsi nelle Camere per fare la conta di chi è disposto ad appoggiarlo in quel che resta di legislatura. Se in Aula verrà certificato che il suo Governo non ha i numeri, allora sì dovrà prenderne atto ed andare da Mattarella a formalizzare la crisi. Conte, però, non farà questo passo subito, nonostante il pressing di Nicola Zingaretti in questa posizione. Prima vuole prendere tempo, sondare il terreno, capire se in Parlamento può fare un salto con la rete in modo da replicare a Renzi parola per parola ma con le spalle coperte.

Le incognite sono ancora tante. Lo stesso Conte, nella «passeggiata» di ieri pomeriggio tra il Quirinale e Palazzo Chigi dopo avere messo al corrente il presidente della Repubblica di come stavano le cose prima dell’addio di Renzi, aveva detto chiaramente che, nel caso in cui Italia Viva fosse uscita dall’Esecutivo, non sarebbe andato «a caccia di voti» ma sarebbe rimasto al suo posto solo con una maggioranza solida. Ed è questo il punto: capire chi può garantire solidità a Conte per permettergli di continuare a governare fino al 2023. Con di mezzo – dettaglio non da poco – l’elezione del presidente della Repubblica nel 2022.

Tra le tante ipotesi, la più plausibile è quella che vede Conte non solo dimissionario ma anche sostituito da un’altra figura che riesca a ricomporre i cocci dell’attuale maggioranza, coinvolgendo di nuovo il partito di Renzi nell’esperienza di Governo. Si fa insistentemente il nome di Dario Franceschini, ma ce ne potrebbero essere altri. Insomma, la stessa maggioranza con un premier diverso. Se è vero, come pare, che per Renzi il problema sia l’attuale presidente del Consiglio.

L’altra soluzione percorribile è che Mattarella decida per il governo tecnico o istituzionale (per questa ipotesi si parla dell’ex presidente della Corte costituzionale Marta Cartabia) che porti l’Italia fuori dalla pandemia prima di sciogliere il Parlamento e chiamare il Paese al voto.



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