Salute pubblica: ecco chi decide tra Stato e Regioni


Tutti i provvedimenti che incidono sulla tutela sanitaria collettiva spettano al livello centrale, dunque a Governo e Parlamento.
Il problema si è posto spesso, durante l’emergenza sanitaria della pandemia di Coronavirus: in materia di salute pubblica a chi spetta l’ultima parola, in termini di decisioni? Al Governo o alle Regioni? La Corte Costituzionale ha risposto all’annoso quesito: è responsabilità del Governo. Le Regioni, dunque, non possono scavalcare i provvedimenti emanati a livello centrale sulla salute pubblica con normative singole «ad personam», meno rigorose di quelle governative.
È quanto si legge sull’ordinanza depositata oggi dalla Consulta (relatore il giudice Augusto Barbera). Il casus belli era stata la legge regionale con cui la Valle D’Aosta aveva bypassato la normativa nazionale, prendendo misure anticontagio molto più lasche di quelle del Governo. La Presidenza del Consiglio aveva fatto ricorso, sollevando il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti ai giudici costituzionali.
«La materia della profilassi internazionale è riservata alla competenza esclusiva dello Stato», ha osservato la Corte, sottolineando l’importanza di «una gestione unitaria dell’epidemia a livello nazionale». Regolandosi di conseguenza, i giudici della Consulta hanno sospeso gli effetti della legge regionale valdostana, perché su di essa deve prevalere la normativa statale.
È la prima volta che questo accade: non era mai successo che venissero sospesi in via cautelare gli effetti di una legge. Questo perché il pericolo, in caso contrario, sarebbe stato quello di «un irreparabile pregiudizio» nei confronti dell’«interesse pubblico a una gestione unitaria dell’epidemia», oltre che un potenziale «pregiudizio grave e irreparabile per la salute delle persone».
La decisione della Corte Costituzionale, dunque, rimette nelle mani dello Stato la potestà esclusiva a legiferare in materia di salute pubblica, ristabilendo le gerarchie istituzionali.