Debiti col Fisco: sì al ravvedimento fino alla notifica


L’Agenzia delle Entrate: si può regolarizzare una violazione contenuta in un atto emesso ma non ancora comunicato al contribuente.
L’atto che contiene qualche vecchia violazione sottoscritto entro il 31 dicembre 2020 ma non ancora notificato può essere ravveduto finché non arriva l’avviso: è la data della notifica che conta, non quella di emissione. Lo ha appena chiarito l’Agenzia delle Entrate. E bisogna considerare che proprio la scorsa notte il Consiglio dei ministri ha deciso di prorogare fino al 31 gennaio 2021 la sospensione dell’attività di riscossione e, quindi l’invio di atti e cartelle.
Succede così che un atto in scadenza entro il 31 dicembre 2020 può essere stato sottoscritto lo scorso anno ma non ancora notificato a causa dei rinvii adottati nell’ambito dell’emergenza sanitaria. Formalmente, quindi, il contribuente non sa nulla riguardo all’esistenza di tale atto.
Il Fisco ha ricordato che dal 1° gennaio 2015, a proposito del ravvedimento operoso, la conoscenza delle attività di accertamento non inibisce più la regolarizzazione delle relative violazioni, fra gli altri, ai tributi amministrati dall’Agenzia delle Entrate. L’unico ostacolo, però, riguarda la notifica degli atti di liquidazione e di accertamento.
Ciò che l’Agenzia interpreta (e, quindi ciò che fa testo) leggendo la norma sul ravvedimento è che nulla impedisce al contribuente di regolarizzare una violazione quando ancora non sa che c’è un atto amministrativo emesso nei suoi confronti perché nulla gli è stato ancora comunicato, anche se l’atto è stato sottoscritto entro i termini previsti dalla legge.