Liceali di nuovo a lezione in presenza – almeno in parte – dal 18 gennaio. Agli istituti è richiesta flessibilità.
La sfida continua. Perché tale è la pandemia di Coronavirus per le scuole: uno stress-test senza fine, per dimostrare di essere all’altezza dal punto di vista della logistica.
Il nuovo Dpcm, firmato e in vigore da domani, 16 gennaio, regolamenta di nuovo la quotidianità (per approfondire leggi qui: Nuovo Dpcm gennaio: il testo originale da scaricare), scuole comprese.
In alcune regioni, la campanella era già tornata a suonare l’11 gennaio per gli studenti delle secondarie di secondo grado, in presenza al 50%, per poi aumentare gradualmente. Questa la regola stabilita a livello nazionale, ma molti territori avevano derogato, con ordinanze regionali, in virtù di un’alta curva dei contagi.
Il nuovo decreto dispone che, da lunedì 18 gennaio, liceali e studenti di istituti tecnici tornino in classe almeno al 50% e fino a un massimo del 75% della popolazione studentesca. La restante percentuale dell’attività didattica si svolgerà a distanza. Agli istituti è richiesto di adottare «forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica». Se il programma prevede attività in laboratorio, queste dovranno svolgersi in presenza.
Il tutto nelle zone gialle e arancioni, perché nelle regioni rosse la didattica per i liceali e gli studenti di seconda e terza media dovrà svolgersi necessariamente a distanza, mentre i bambini della materna e delle elementari e i ragazzini della prima media potranno continuare le lezioni in presenza. Tornare fisicamente a scuola si può quando è necessario l’uso dei laboratori o a fini di inclusione scolastica degli alunni disabili.
Resta possibile, per i governatori regionali, emanare ordinanze con misure ancora più restrittive di quelle governative. Non è invece fattibile il contrario, cioè che le decisioni a livello regionale siano più «permissive».
Ne è un esempio la decisione della Corte Costituzionale – ordinanza depositata ieri – con la quale è stata sospesa in via cautelare la legge regionale della Valle D’Aosta di qualche tempo fa, che autorizzava la riapertura dei negozi in zona rossa (per approfondire leggi qui: Salute pubblica: ecco chi decide tra Stato e Regioni).
Questo in base al principio che le norme a tutela della salute pubblica sono di competenza del Governo centrale e le Regioni non possono scavalcarle con provvedimenti più leggeri.