Governo: adesioni pro-Conte a metà strada al Senato


Il nuovo gruppo Maie-Italia 23 ha bisogno di 10 senatori per costituirsi formalmente: ne ha già 5. C’è tempo fino a lunedì o martedì, prima della fiducia.
Il nuovo Dpcm anti Covid in vigore da domani vieta gli spostamenti tra regioni e Comuni diversi ma non tra gruppi parlamentari diversi. Che deputati e senatori siano politicamente schierati in zona gialla, arancione o rossa hanno il permesso di muoversi in qualsiasi momento, senza badare a inesistenti coprifuochi e senza bisogno dell’autocertificazione. Perché per il Governo, o per quel che ne resta, tale spostamento è giustificato dalla «comprovata necessità» di tenere in piedi l’Esecutivo, almeno fino alla fine della pandemia.
La metafora, di triste attualità, serve ad inquadrare il viavai che si registra in queste ore nei Palazzi del potere e che resterà tale fino a lunedì, al massimo fino a martedì, cioè fino a quando Giuseppe Conte chiederà la fiducia alle Camere sperando di entrare in Aula da presidente del Consiglio e di uscire con la stessa carica.
Una corsa contro il tempo, dunque, che al Senato non è partita male, anzi. Si potrebbe dire che il neogruppo parlamentare Maie-Italia 23 che si è costituito oggi in maniera informale con l’obiettivo di tenere in piedi Conte è già a metà strada a Palazzo Madama. Ha bisogno almeno di 10 senatori (ma l’obiettivo è arrivare a 18, come quelli di Italia Viva passati all’opposizione) per potersi costituire formalmente. Con quei 10 senatori, Conte avrebbe la maggioranza assoluta «spaccata». Bene: ad oggi, sono già in 5. Va peggio alla Camera, dove per ora si contano tre adesioni. Ma i numeri di Montecitorio preoccupano di meno. È al Senato che si combatte la vera battaglia, perché la maggioranza in questo ramo del Parlamento è sempre più risicata.
Ci sono non più di tre giorni di tempo per definire statuto e programma del nuovo gruppo parlamentare, arrivare almeno a 10 senatori per formalizzare la costituzione di questa neonata realtà politica (se tale la si può definire), pensare ad un simbolo e darle un nome. Dopodiché, si cercherebbe di dare al gruppo anche un’identità politica. C’è, addirittura, chi scommette che questo sia l’embrione di un qualcosa che guarda alle prossime politiche. Se il Conte ter dovesse fallire, infatti, e una crisi al buio dovesse portare al voto anticipato, la nuova formazione potrebbe dare sostanza politica a quella che qualcuno ha ribattezzato la «lista del presidente Conte» e che altri hanno chiamato più semplicemente «Insieme».