Crisi di Governo: oggi Conte al Quirinale


Il premier non si dimetterà ma informerà Mattarella della situazione dopo il voto di ieri sera al Senato; il cui risultato è tutt’altro che esaltante.
Tecnicamente, non ha perso. Giuseppe Conte è andato a letto ieri sera con la fiducia del Parlamento in tasca. Nella pratica – ed in coscienza – però, non ha nemmeno vinto. Se alla Camera aveva ottenuto un vantaggio rassicurante, al Senato i numeri dicono che, in realtà, ha perso. Perché con 156 senatori su una maggioranza assoluta di 161, sarà nelle mani dell’opposizione ogni volta che porterà un provvedimento a Palazzo Madama. Dovrà mettere la fiducia su ogni virgola ogni volta che arriverà in Aula. E non è detto che debba andare sempre come ieri sera.
È a guardare bene i numeri che si avverte la sconfitta. Il risultato è stato 156 voti a favore, 140 contro (con due defezioni in Forza Italia) e 16 astensioni, quelle di Italia Viva (con una defezione anche qui ed un assente per Covid). Il che significa, che piaccia o non piaccia a Conte, che in 156 gli hanno concesso la fiducia e in 156 non gliel’hanno voluta approvare. Pareggio? Forse no.
Perché tra i 156 che hanno appoggiato il Governo ci sono anche i voti di tre senatori a vita, che sicuramente non saranno in Aula nell’ordinaria amministrazione, pronti a votare tutti i provvedimenti. Quindi, saremmo a 153. Ma poi c’è da vedere che strada prenderanno Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin, i due senatori di Forza Italia che hanno voltato le spalle alle indicazioni di partito ed hanno votato a favore della fiducia impedendo il risultato finale complessivo di 154 a 156. Insomma, escludendo i senatori a vita e non dando per scontato un appoggio certo e continuativo dei due «azzurri», saremmo a 151. Facciamo pure 152 con il senatore grillino assente ieri alla votazione a causa del coronavirus. Ma anche tra le fila dell’opposizione si contavano due assenze. La fragilità, insomma, è tale che non c’è da stappare allegramente la bottiglia a Palazzo Chigi.
Conte forse non lo dice, ma sa di essere appeso a un filo. Ne parlerà oggi con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il premier sale oggi al Quirinale non per dimettersi (a meno che la notte gli abbia portato questo consiglio) ma per informare Mattarella della situazione politica dopo il voto di ieri al Senato e delle sue intenzioni. Tra queste, ci sarebbe la creazione di un gruppo parlamentare di centro dove far confluire gli «ex» dei vari partiti (Rossi e Causin, già espulsi da Forza Italia, ma anche il «ritardatario» ex grillino Lello Capolillo) insieme a chi deciderà di staccarsi dal Gruppo Misto o di abbandonare qualche altro partito. A cominciare da Italia Viva.
Ci sarà, poi, da vedere che succede nelle varie commissioni parlamentari dove, a questo punto, gli equilibri non sono più gli stessi, con la presenza ingombrante dei renziani in stanze così delicate come quelle della commissione Bilancio (dove deve passare, guarda caso, il Recovery plan) e della commissione Affari istituzionali, che attende il vaglio della nuova legge elettorale.
Conte sale oggi al Colle, dunque, ma non presenterà le dimissioni. Le chiederanno, non appena Mattarella accetterà la loro richiesta di incontro al Quirinale, i leader dell’opposizione, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Nel frattempo, il Parlamento tornerà a votare, questa volta sullo scostamento di Bilancio, sul quale già si sa che ci sarà un parere favorevole.