Le mutazioni rendono il virus più resistente, dunque bisogna fare attenzione a come coprire naso e bocca.
Archiviata da Pfizer la preoccupazione numero uno – che il vaccino non funzioni con le varianti del Covid – arriva subito la preoccupazione numero due: quale dispositivo di protezione? Se, infatti, non c’è alcuna evidenza scientifica che le varianti – inglese, sudafricana, giapponese o di altra provenienza – rendano il virus più aggressivo, è invece dimostrata la sua maggiore trasmissibilità. Mutato, il Sars-CoV2 potenzia le sue capacità di contagio.
Sarà l’argomento al centro della nona videoconferenza sul Coronavirus tra capi di Stato e di Governo dell’Unione europea, allarmati dalla diffusione delle varianti che è in vistoso aumento. Il Covid, mutato, è più infettivo del 50-70%. Proprio per questo, la raccomandazione è di usare mascherine altamente protettive.
L’invito arriva dal ministro francese della Salute, Olivier Véran; durante un’intervista, ha consigliato di usare solo chirurgiche o Ffp2 e di evitare, invece, le mascherine di stoffa.
Le prime, infatti, assicurano un filtraggio di poco inferiore al 90%. Le seconde, quelle anche dette di comunità o fai-da-te, non riconosciute come dispositivi di protezione individuali, hanno una minore capacità protettiva: il filtraggio è solo del 70%.
Se poi si sta per molte ore consecutive in luoghi chiusi, per esempio in uffici, le Ffp2 sono le più indicate, perché fanno meglio da barriera, rispetto alle mascherine chirurgiche. Non è un caso se in alcune zone della Germania, ad esempio, sia obbligatorio indossare delle Ffp2 per salire sui mezzi pubblici o fare shopping nei negozi.