Il partito di Matteo Renzi fa una mossa che ha il sapore di un tornare sui propri passi. Ma Conte, 5 Stelle e parte del Pd chiudono all’ex premier.
Italia Viva tende una mano. Il partito di Matteo Renzi, dopo il vertice di ieri notte e l’appello del leader stesso a riprendere il confronto, stila una nota dove chiede il dialogo. Un comunicato firmato da tutti i parlamentari di Iv, per fare presente che «si muoveranno tutti insieme in modo compatto e coerente in un confronto privo di veti e pregiudizi».
Accoglienza tiepida, dalle parti di Palazzo Chigi. Dopo il ritiro delle ministre Iv che ha sancito di fatto l’apertura della crisi, c’è totale diffidenza nei confronti di Renzi. «Non di Italia Viva», si sono subito affrettati a precisare in zona Pd. Anche perché non conviene, in un momento in cui ogni appoggio vale oro, specie al Senato, vista la risicata maggioranza di cui gode il Conte-bis in quel ramo del Parlamento.
È una guerra di logoramento, che dovrà evolvere a brevissimo, vista la scadenza importante dietro l’angolo: il 27 gennaio si metterà ai voti la relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Se il Governo non allarga la sua maggioranza in cinque giorni – la road map è: cinque senatori e patto di legislatura – rischia di andare in minoranza al Senato.
Quindi? Quindi, non c’è compattezza al momento. Un’ala maggioritaria è d’accordo sulla chiusura a Renzi e sul reclutare «pentiti» da Iv che vogliano rientrare nel Pd. Vito Crimi, reggente 5 Stelle, ha detto che «non ci sono i margini per ricucire con Renzi». Opposizione – soprattutto grillina – anche all’idea di un’intesa con l’Udc.
La spaccatura è soprattutto interna al Pd, tra chi non contempla l’opzione della pace con Renzi – Andrea Martella, Andrea Orlando, lo stesso segretario Nicola Zingaretti, che sono anche quelli che non escludono le elezioni – e chi invece propone di valutarla. In particolare, i cosiddetti «giovani turchi» facenti capo a Matteo Orfini, cioè i senatori dem Gianni Pittella, Dario Stefano, Tommaso Nannicini e Francesco Verducci, hanno detto di non tollerare «ammiccamenti alle elezioni» e hanno invitato a «rilanciare le ragioni di un esecutivo all’altezza, parlando con tutti».
Nel frattempo, il pontiere Bruno Tabacci, democristiano della prima ora e leader di Centro democratico, continua a lavorare in missione per conto di Conte, per puntellare la sua maggioranza. Nel primo pomeriggio di oggi, ha avuto un incontro a Palazzo Chigi con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
«La possibilità di rafforzare la maggioranza c’è, ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto – ha detto Tabacci ai giornalisti, all’uscita -. Conte è l’unico punto di equilibrio di questa legislatura. L’alternativa sono le elezioni: se la maggioranza non c’è si va al voto. Per concludere la crisi bisogna aprire a un ventaglio di forze più ampio. Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura ma credo che in Iv ci siano posizioni più concilianti. E poi c’è l’area dei liberal-democratici di Forza Italia».