Controlli sull’Isee e termini di conservazione della documentazione di carattere fiscale: il reato di falso e di frode ai danni dell’Inps.
Non c’è uniformità di pareri sul tema della conservazione della dichiarazione Isee e dei relativi documenti. In internet, c’è chi sostiene due anni, chi dieci, chi quattro.
In realtà, a nostro avviso, tutte queste soluzioni non sono corrette. Cerchiamo di comprendere il perché e per quanti anni bisogna conservare i documenti Isee.
La prima cosa però che bisogna sapere è che cos’è l’Isee, come funziona e come avvengono i controlli. Ma procediamo con ordine.
Indice
Cos’è l’Isee e che natura ha
L’Isee, ossia l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, è un documento di naturale fiscale, non obbligatorio, che viene redatto e presentato alla pubblica amministrazione tutte le volte in cui il cittadino chiede di fruire di benefici assistenziali, benefici concessi in favore di chi presenta una situazione reddituale modesta.
Proprio per questo l’Isee è un strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie. In esso vengono indicati il reddito, il patrimonio (mobiliare e immobiliare) e le caratteristiche di un nucleo familiare (per numerosità e tipologia) del contribuente. In tal modo, lo Stato effettua una valutazione di meritevolezza del richiedente per consentirgli di accedere a benefici assistenziali, bonus, agevolazioni, esenzioni, ecc.
Il modello Isee costituisce una dichiarazione formale che il cittadino fa dinanzi alla publica amministrazione, assumendosi nel contempo la responsabilità per tutto ciò che in essa viene esposto e riportato. Si tratta quindi, né più, né meno, di un’autocertificazione. Eventuali falsità dunque vengono punite con norme di carattere penale e fiscale.
L’Isee si ottiene presentando la DSU ossia la Dichiarazione Sostitutiva Unica. La DSU precompilata è un documento che contiene dati autodichiarati dall’utente e dati precompilati forniti da Agenzia delle Entrate e INPS. Attraverso la DSU precompilata è possibile richiedere l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE).
Controlli sulla dichiarazione Isee
I controlli che possono essere attivati sulle DSU presentate dal contribuente alla pubblica amministrazione possono essere di due tipi:
- controllo formale, rivolto a verificare la rispondenza delle autocertificazioni rilasciate dal richiedente con le dichiarazioni rese al fisco. Tale tipo di controllo spetta agli enti erogatori e all’INPS che possono attingere a varie fonti informative (anagrafe comunale, banche dati dell’Agenzia delle Entrate, per le informazioni inerenti i redditi e il patrimonio immobiliare);
- controllo sostanziale, diretto a verificare le condizioni economiche effettive del nucleo familiare del dichiarante, al di là di quanto è stato dichiarato al fisco. Questo controllo è di esclusiva competenza della Guardia di Finanza e viene effettuato in modo limitato, selettivo e sempre dopo che la prestazione è stata erogata.
Vediamo ora come avvengono i controlli sull’Isee. L’Agenzia delle Entrate, sulla base di appositi controlli automatici, individua e rende disponibile all’Inps l’esistenza di omissioni o difformità contenuti nell’Isee del contribuente rispetto ai dati presenti nel Sistema informativo dell’anagrafe tributaria. L’Inps, insieme all’Agenzia delle entrate, procede altresì al controllo delle componenti del patrimonio mobiliare auto dichiarate.
L’Agenzia delle Entrate effettua altresì, sulla base di criteri selettivi tra i quali la presenza di incongruenze tra la componente reddituale e quella patrimoniale, apposite richieste di informazioni pertinenti ai fini del controllo. I nominativi dei richiedenti nei cui confronti emergono divergenze nella consistenza del patrimonio mobiliare sono comunicati alla Guardia di finanza al fine di assicurare il coordinamento e l’efficacia dei controlli sostanziali della posizione reddituale e patrimoniale dei nuclei familiari dei soggetti beneficiari di prestazioni.
Quanti anni bisogna conservare i documenti Isee?
La conservazione dei documenti Isee risulta necessaria per dimostrare la correttezza degli stessi e dei dati in essa riportati.
Pertanto valgono gli stessi termini di accertamento sulla dichiarazione dei redditi che sono pari a cinque anni che decorrono dal 31 dicembre dell’anno in cui la dichiarazione è stata presentata.
Tuttavia, ai fini penali, l’eventuale contestazione del reato di frode ai danni dell’Inps, per l’erogazione di erogazioni pubbliche è di sette anni (oltre al possibile aumento fino a un quarto in presenza di atti interruttivi). In tal caso la conservazione della relativa documentazione potrebbe essere utile come prova contraria.
In fin dei conti, dunque, il contribuente farà bene a conservare la documentazione Isee per almeno sette anni.