Incauto acquisto: significato


Compera o ricezione di beni provenienti da reato: quando è illegale? Quando scatta la ricettazione?
Non è tutto oro quello che luccica. Un proverbio sicuramente condivisibile, soprattutto se applicato all’acquisto di prodotti che in apparenza rappresentano un’occasione imperdibile, specialmente per le condizioni favorevoli della vendita. Chi non si è mai lasciato tentare dall’acquisto di un bene a basso costo? Il problema è che situazioni del genere potrebbero celare circostanze poco chiare, a volte perfino delittuose. Insomma: chi acquista a condizioni particolarmente vantaggiose potrebbe commettere un reato perché il bene stesso oggetto di compravendita è il provento di un crimine. In soldoni, è questo il significato di incauto acquisto.
Può sembrare strano ed eccessivamente severo, ma per la legge commette reato non solo chi si appropria illegalmente di un bene altrui, ma anche colui che, successivamente, acquista o riceve detto bene, pur non avendo partecipato all’illecita sottrazione. Insomma: chi acquista un bene rubato rischia un’incriminazione per incauto acquisto e, nei casi più gravi, perfino per ricettazione. Se l’argomento ti interessa e vuoi saperne di più, prosegui nella lettura: saranno sufficienti cinque minuti per trovare le risposte che cerchi.
Indice
Incauto acquisto: cos’è?
L’incauto acquisto è il reato di chi, non prestando la dovuta attenzione al momento della compera o della ricezione, fa propria una cosa che è il provento di un reato.
In pratica, incauto acquisto significa comprare un bene che proviene, in modo evidente, da un reato.
Incauto acquisto: quand’è reato?
Secondo la legge, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda non inferiore a dieci euro chi, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità, per la condizione di chi le offre o per l’entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato [1].
Per legge, il reato di incauto acquisto scatta solamente se, senza essersi accertati della sua provenienza, si prende con sé (acquistandolo o anche solo ricevendolo in regalo) un bene che deriva evidentemente da un reato perché:
- la sua qualità è molto particolare. Si pensi a un cimelio antichissimo venduto su una bancarella;
- le condizioni del venditore devono destare sospetti. È il caso delle vendite che avvengono di nascosto nelle retrobotteghe o in vicoli bui, oppure quelle che provengono da persone che di mestiere fanno tutt’altro (si pensi al fruttivendolo che vende oggetti di elettronica, come i telefonini);
- il prezzo è particolarmente vantaggioso. Si pensi al Rolex venduto a pochi euro.
Insomma: ogni volta che l’acquirente “non poteva non sapere” o quantomeno sospettare della provenienza illecita del bene, si commette il reato di incauto acquisto.
I sospetti sulla provenienza del bene
Perché si integri il reato di incauto acquisto occorre non solo che ricorra una delle condizioni oggettive viste nel precedente paragrafo ma anche che tali condizioni siano idonee a ingenerare nell’acquirente il fondato sospetto circa l’illegittima provenienza del bene stesso.
Affinché si integri il reato, è sufficiente che l’acquisto avvenga in condizioni che oggettivamente avrebbero dovuto destare sospetto, utilizzando come modello di riferimento una persona di media avvedutezza.
Dunque, se una persona particolarmente ingenua e poco avveduta acquista su una bancarella un anello con diamante autentico a dieci euro non nutrendo alcun tipo di sospetto in merito alla compravendita, risponderà ugualmente del reato di incauto acquisto anche se era perfettamente in buona fede.
Alla luce di ciò, possiamo affermare che il reato di incauto acquisto scatta a prescindere dall’effettiva consapevolezza della natura sospetta dell’affare: è sufficiente che le circostanze siano oggettivamente idonee a far sorgere dubbi sulla liceità della provenienza del bene acquistato affinché il reato si integri.
Incauto acquisto e ricettazione: differenza
Spiegato il significato di incauto acquisto, vediamo qual è la sua differenza con la ricettazione, che è il delitto che più gli assomiglia.
La ricettazione [2] è un grave delitto che punisce chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare.
La differenza con l’incauto acquisto è labile ma c’è: colui che si macchia di ricettazione deve avere più di un semplice sospetto circa l’illecita provenienza del bene. In altre parole, il ricettatore deve avere la consapevolezza (quasi certezza) della probabile provenienza delittuosa del bene, col fine di trarne un vantaggio.
Dunque, se per far scattare il reato di ricettazione è necessaria la malafede (che si traduce nell’impossibilità di dimostrare la provenienza dell’oggetto), nell’incauto acquisto viene punita la semplice colpa, l’indifferenza da parte dell’acquirente circa le ragioni per cui gli è stata proposta una vendita sospetta.
C’è incauto acquisto quando il soggetto abbia agito con negligenza nel senso che, pur sussistendo oggettivamente in dovere di sospettare circa l’illecita provenienza dell’oggetto, egli non si è posto il problema ed ha, quindi, realizzato la condotta vietata.