La mossa di Renzi: Conte in Europa e due big al Governo


Il leader di Italia Viva potrebbe proporre oggi a Mattarella il suo schema: il premier alla Commissione Ue e Gentiloni a Palazzo Chigi. Con Draghi ministro.
È il giorno dei primi partiti. Dopo gli appuntamenti di ieri con i presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, e la telefonata al presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, oggi le consultazioni al Quirinale per risolvere la crisi di governo entrano nel vivo. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, riceve al Quirinale le prime delegazioni delle forze politiche rappresentate in Parlamento. La mattinata sarà dedicata ai partiti più piccoli che, se finora destavano poco interesse nell’opinione pubblica, ora saranno quelli determinanti per decidere se Giuseppe Conte resta e se ne deve andare da Palazzo Chigi.
Nel pomeriggio, i primi «big»: alle 17.30 salirà al Colle Matteo Renzi con la delegazione di Italia Viva, un’ora più tardi il Partito Democratico, con Nicola Zingaretti ed i capigruppo al Senato e alla Camera. Tutti gli altri sono attesi al Quirinale nella giornata di domani.
Al momento, Conte non ha ancora i numeri per governare con una nuova maggioranza senza Italia Viva, ma non gli manca molto. Tuttavia, questa mattina, ha avuto un’amara sorpresa: il senatore di Forza Italia Luigi Vitali, che aveva annunciato ieri sera il suo passaggio al gruppo del Responsabili, ha cambiato idea, dopo un paio di telefonate con Silvio Berlusconi e con Matteo Salvini: non appoggerà più un eventuale Governo guidato da Conte. Il motivo di questa nuova giravolta? Secondo Vitali, non si rischia il voto: sia da Berlusconi sia da Salvini ci sarebbero dei margini di trattativa, quindi – conclude Vitali – il premier dimissionario non ha più bisogno di lui. Conte ora spera che arrivi un’altra «azzurra» tentata di lasciare il gruppo di Forza Italia, la senatrice Carmela Minuto. In questo modo, la maggioranza virtuale a sostegno del premier dimissionario sarebbe di 157 senatori sicuri, 158 probabili. Ne mancherebbero tre.
Resta sbarrata la porta a Matteo Renzi (non ai suoi senatori, se ce ne dovesse essere qualche «pentito» che volesse ingrossare la maggioranza). Lo ha ricordato nella tarda serata di ieri l’esponente del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista: «Mi rivolgo ai parlamentari, perché Renzi è un’altra cosa. I parlamentari di Italia Viva torneranno nei loro territori si dovranno rendere conto che rappresentano il popolo e non un rappresentante delle lobby. L’obiettivo di questa crisi, di una parte di establishment è quella di fare fuori il presidente del Consiglio. Per me — ha concluso —Renzi deve rimanere fuori dalla porta».
Renzi, dal canto suo, ha una coppia di assi nella manica che potrebbe mostrare oggi a Mattarella: quello del Commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni. Già, proprio il predecessore di Conte. Il quale, in cambio, potrebbe ottenere la poltrona di Gentiloni a Bruxelles. Con lui, Renzi vorrebbe al ministero dell’Economia un altro fuoriclasse: l’ex governatore della Banca d’Italia e della Banca centrale europea, Mario Draghi.