Uno studio internazionale, cui hanno partecipato anche scienziati italiani, dice qual è il «tallone d’Achille» della malattia.
La chiave per vincere la lotta contro il cancro potrebbe chiamarsi aneuploidia. È una specie di «malformazione» delle cellule tumorali. Un tratto che può renderle vulnerabili, dunque su cui la ricerca vuole puntare per trovare nuove cure. Ne ha parlato un team internazionale di studiosi in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature. Del gruppo di ricerca fanno parte anche gli italiani Stefano Santaguida e Marica Ippolito, dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) e dell’Università Statale di
Milano.
L’aneuploidia consiste in un’alterazione della struttura genetica delle cellule del cancro. «È un cambiamento nel numero delle copie di cromosomi – precisa ancora meglio un comunicato per illustrare i risultati dello studio -. Tutte le cellule umane hanno, in condizioni normali, 46 cromosomi, mentre si sa che quelle tumorali ne hanno spesso di più o di meno, e risultano quindi con un patrimonio cromosomico (cariotipo) sbilanciato».
«Finora, tuttavia, questo importante segno distintivo del cancro non è mai stato sfruttato come bersaglio di cura – si legge ancora sulla nota – perché fino a poco tempo fa mancavano gli strumenti necessari per creare modelli in vitro di cellule aneuploidi».
Ora, questi modelli ci sono, creati in laboratorio dagli studiosi che hanno lavorato sull’aneuploidia. Ma come può diventare quest’ultima bersaglio delle terapie antitumorali? Sfruttandone il legame con i geni che rendono possibile il Sac, il meccanismo responsabile della divisione cellulare, dunque del processo per cui, a partire da una cellula, si generano due cellule figlie. Agire sull’uno provoca una reazione a catena sull’altra. «Inibendo Sac – ha spiegato Ippolito – le cellule aneuploidi muoiono. Si apre quindi la prospettiva concreta dell’utilizzo dei Sac inibitori come trattamento anticancro».
Per Santaguida, questo lavoro è «una pietra miliare nella ricerca contro i tumori». Anche perché l’aneuploidia è una caratteristica comune a molti tipi di cancro. «Si trova nel 90% dei tumori solidi e nel 75% di quelli ematologici, può essere di per sé un bersaglio», spiegano ancora gli studiosi. Dunque, eventuali nuove cure che tengano conto di queste scoperte potrebbero trovare larga applicazione.