Vaccino Covid: impossibile fare previsioni


Anche Moderna annuncia un taglio della fornitura. Arcuri: rettifiche quotidiane. I dettagli del contratto AstraZeneca. Johnson&Johnson: efficacia al 66%.
Avanti di questo passo, sapere quando si potrà ricevere il vaccino anti-Covid sarà davvero difficile. Dopo Pfizer e AstraZeneca, ora anche Moderna annuncia un taglio nella fornitura delle dosi: l’8 febbraio arriverà un 20% in meno rispetto al lotto previsto. Per dirla con parole del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, «ci mancano almeno 300mila vaccini che avremmo dovuto ricevere e non abbiamo ricevuto». Impossibile fare previsioni in questo modo, ammette Arcuri in un incontro con i giornalisti: «Purtroppo ormai quasi ogni giorno le previsioni circa l’andamento e la durata della campagna di vaccinazione nel nostro Paese subiscono una rettifica».
Il commissario allarga le braccia: «Delle 2.319.135 dosi di vaccino che sono state consegnate alle nostre Regioni, ne sono state somministrate circa il 73%. Più di questo non possono fare, se non mettendo a rischio la precauzionale dotazione di magazzino necessaria a somministrare le seconde dosi, che come vedete, visto che ogni giorno c’è una notizia peggiore di quella del giorno prima, è necessario che preservino».
Quindi, il monito alle aziende farmaceutiche: «Pretendiamo che i fornitori di vaccino rispettino gli impegni che hanno sottoscritto. Lo pretendiamo da tutti coloro che non lo stanno facendo e non lo hanno fatto. Il vaccino – aggiunge Arcuri – non è una bibita e neanche una merendina. I vaccini non sono un prodotto di largo consumo per il quale si può rimandare la fruizione, sono il bene più importante per uscire da questa notte e come tale deve essere considerato, per chi lo produce, per chi lo acquista e per chi lo somministra».
Intanto, emergono altri dettagli sul contenuto del contratto tra AstraZeneca e l’Unione europea per la somministrazione di 400 milioni di dosi del vaccino anti-Covid. Nell’accordo, l’azienda «dichiara, garantisce e conviene» con o all’Esecutivo comunitario e con o agli Stati membri dell’Ue di «non essere soggetta ad alcun obbligo, contrattuale o di altra natura, nei confronti di alcuna persona o terza parte per quanto concerne le dosi iniziali per l’Europa o che confligga o sia incoerente in modo rilevante con le condizioni di questo contratto oppure che possano impedire il completo adempimento degli obblighi previsti da questo contratto». Insomma, l’azienda si impegna a rispettare gli accordi. Quali accordi?
AstraZeneca – si legge ancora nel contratto – si impegna a fare il massimo sforzo ragionevole per «mettere in campo la capacità di produrre 300 milioni di dosi», con l’opzione per la Commissione Ue di ordinare «100 milioni di dosi aggiuntive». Inoltre, l’intesa prevede che «per cause di forza maggiore né la Commissione né gli Stati membri né AstraZeneca saranno ritenuti responsabili nei confronti della controparte o si riterrà che abbiano violato l’accordo». Insomma, per cause di forza maggiore se salta la fornitura non è colpa di nessuno. Che cosa si intende per cause di forza maggiore? «Incendi, inondazioni, terremoti, uragani, embarghi e altre calamità naturali», viene precisato. Nulla si dice, invece, di «inadempienze di servizio, difetti di attrezzature o materiali o ritardi nella loro messa a disposizione, controversie di lavoro, scioperi e difficoltà finanziarie».
Da segnalare, infine, che l’azienda Johnson&Johnson ha pubblicato proprio oggi i dati della fase 3 sull’efficacia del suo vaccino: nel complesso, siamo al 66% nella prevenzione delle forme moderate e severe di Covid-19 dopo 28 giorni dalla vaccinazione. Lo ha annunciato Johnson&Johnson in una nota. L’efficacia del vaccino (ne basta una sola dose) può salire all’85% nei casi gravi. Secondo l’azienda, il vaccino è efficace anche contro alcune varianti del coronavirus, compresa quella sudafricana.