Molte le sfide che attendono il nuovo Esecutivo, in «un momento particolarmente difficile», come ha ricordato l’ex presidente della Bce.
C’è un documento significativo al punto da poter diventare «premonitore». È una pubblicazione del G30, gruppo di esperti in materia economica di cui Mario Draghi è il presidente. Il documento, analizzato oggi da Sky Tg24, risale a dicembre 2020 e dà qualche indicazione su cosa sarebbe bene fare per provare a lasciarsi la pandemia alle spalle il più in fretta possibile.
Può essere una bussola importante per capire come il Governo Draghi – laddove riuscisse a insediarsi senza intoppi e a ottenere la fiducia – gestirà una serie di dossier cruciali e pendenti sul fronte dell’economia.
Una delle più importanti sfide che attende l’Italia è il piano per spendere il Recovery Fund, cioè il tesoretto in arrivo dall’Europa. La chiave di un razionale impiego dei fondi, si legge sul documento del G30, è una massiccia dose di investimenti. Andrebbero favoriti, in particolare, quelli «a più alto rendimento», ossia capaci di generare un ritorno, in termini economici e sociali.
Questo è ancora più fondamentale per gli Stati ad alto debito pubblico, perché puntare sugli investimenti giusti vuol dire avere più chances di rendere l’indebitamento sostenibile. È la strada intrapresa dal Conte bis, con il suo Piano italiano di ripresa e resilienza: nell’ultima stesura, gli investimenti sono aumentati notevolmente, andando a sostituire bonus e agevolazioni varie che non avrebbero fornito garanzie, a livello di ritorno.
Draghi non è a tutti i costi per l’interventismo statale, anzi: dal documento si deduce come il team di esperti da lui presieduto sia per l’intervento dello Stato solo quando necessario, perché senza di esso i costi sociali sarebbero altissimi. Non è esattamente la strada percorsa finora, se si pensa ai dossier Alitalia, Ex Ilva, Autostrade.
Anche gli incentivi e i ristori a pioggia vanno evitati, perché a volte si traducono in infruttuose elargizioni, specie nel caso delle cosiddette «aziende zombie», cioè quelle destinate al fallimento. È inutile, scrivono gli esperti, praticare su di loro una specie di accanimento terapeutico, se si può intuire che sopravvivrebbero giusto per il tempo di erogazione dei sussidi.
Vanno fatti invece degli opportuni distinguo tra chi non può essere salvato e chi, con un aiuto, può ripartire. In questo modo, si eviterebbe di sprecare soldi. Il Conte bis ha seguito una strada diversa, stanziando 11 miliardi di ristori alle imprese penalizzate dal Covid senza i criteri di selezione auspicati da Draghi & Co.
«I Governi dovrebbero incoraggiare aggiustamenti nel mercato del lavoro – si legge nel documento stilato dal G30 -. Alcuni lavoratori dovranno cambiare azienda o settore, con appropriati percorsi di riqualificazione e assistenza economica». Neanche questa soluzione è stata adottata dal precedente Esecutivo, presieduto da Giuseppe Conte, che ha invece fatto ampiamente ricorso alla cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti fino a marzo.