Reati tributari: prima casa a rischio confisca


La Cassazione conferma il principio secondo cui per i reati tributari è possibile il sequestro ai fini di confisca dell’immobile.
L’imprenditore che commette un reato tributario può vedersi sequestrare la prima casa ai fini di un’eventuale successiva confisca. Lo ha confermato la Cassazione con una recente sentenza.
La Corte Suprema si è occupata della vicenda di un imprenditore accusato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false e a cui era stato confiscato l’immobile adibito a prima casa. L’imprenditore si era difeso sottolineando che quell’immobile era la sua prima e unica abitazione e che, quindi, come prevede la legge, non poteva essere messo sotto sequestro. L’imputato, infatti, si appellava alla normativa secondo cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione non può espropriare a un debitore il suo unico immobile di proprietà, a meno che si tratti di una abitazione di lusso, nel caso in cui l’immobile in questione sia adibito ad uso abitativo e sia luogo di residenza del proprietario.
La Cassazione, però, ha spiegato il motivo per il quale si può rischiare la prima casa. Prima di tutto, i giudici sostengono che, quando si parla di reati tributari, il limite al sequestro e alla confisca posto dalla legge interviene unicamente nei confronti dell’Erario per debiti tributari e non di altri creditori. Dopodiché, la Corte precisa che, nel caso specifico, si tratta dell’unico immobile di proprietà ma non della prima casa.
Pertanto, aggiunge la Cassazione, non ci sono dei limiti per decidere la confisca penale (diretta o per equivalente) o il sequestro preventivo che porterà in un secondo momento alla confisca.
Inoltre, gli ermellini ricordano che, Codice civile alla mano, non si può applicare il limite dell’espropriazione nel procedimento penale per reati tributari. Il Codice, nello specifico, recita: «Il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Le limitazioni della responsabilità non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge» [2].
Tuttavia, queste limitazioni non sono previste per i reati tributari, il che significa che è possibile procedere al sequestro e all’eventuale confisca dell’immobile.
La Cassazione conferma in questo modo un precedente orientamento che aveva ribaltato alcune sentenze di parere completamente opposto. In passato, infatti, il Suprema Corte aveva escluso la possibilità del sequestro e della confisca in caso di debiti fiscali perché sarebbe un’azione contraria al diritto costituzionale di abitazione.
Inoltre, di recente la Cassazione aveva stabilito che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto relativo all’imposta evasa può essere applicato anche ai beni acquistati dall’indagato in un momento antecedente all’entrata in vigore della legge che ha esteso questa misura ai reati tributari. Questo perché il principio di irretroattività riguarda solo il momento di commissione della condotta e non anche il tempo di acquisizione dei beni oggetto del provvedimento.
note
[1] Cass. sent. n. 5608/2021.
[2] Art. 2740 cod. civ.