Il lavoratore è tenuto a pagare le tasse sui redditi che percepisce dal proprio datore di lavoro ma ci sono delle somme di denaro esenti da tassazione.
Sei un lavoratore subordinato. Ogni mese, leggendo la busta paga, ti rendi conto che buona parte del tuo stipendio lordo viene trattenuto dal datore di lavoro per pagare le tasse. Vuoi sapere quali sono i compensi non soggetti a tassazione.
Ogni contribuente deve versare l’imposta sul reddito delle persone fisiche con riferimento ai redditi percepiti. Si tratta della principale fonte di tassazione presente nel nostro ordinamento. Ma quali sono i compensi esenti da tassazione? In questo articolo vedremo 4 casi in cui non scatta trattenuta dallo stipendio. Si tratta di emolumenti che non assumono natura retributiva e, conseguentemente, non sono soggetti a tassazione.
Indice
Cosa sono le trattenute sullo stipendio?
Il lavoratore subordinato, a differenza del lavoratore autonomo, non provvede da solo al pagamento delle tasse e dei contributi previdenziali relativi al proprio reddito poiché la legge pone questo adempimento a carico del datore di lavoro in qualità di sostituto di imposta.
Ogni mese, l’azienda calcola le tasse e i contributi che deve pagare il dipendente e provvede a trattenere il relativo importo dallo stipendio lordo mensile e, successivamente, a versarlo agli enti competenti. Le trattenute sullo stipendio sono, dunque, le somme che il datore di lavoro sottrae dalla retribuzione lorda del lavoratore e versa ai rispettivi enti creditori (Agenzia delle Entrate, Inps, Inail, fondi bilaterali, etc.).
Le principali trattenute dallo stipendio sono le seguenti:
- Irpef – imposta sul reddito delle persone fisiche;
- quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore;
- quota di contributi a fondi sanitari, previdenziali o bilaterali a carico del lavoratore;
- eventuali trattenute relative a ore di assenza ingiustificata.
Tutte le ritenute operate dal sostituto di imposta sulla retribuzione mensile sono visualizzabili nella busta paga che il datore di lavoro provvede a consegnare al dipendente all’atto del pagamento della retribuzione.
4 casi in cui non scatta la trattenuta dallo stipendio
Ci sono, tuttavia, delle somme che il datore di lavoro eroga al lavoratore che non devono essere oggetto di trattenuta poiché sono esenti da tassazione e da contribuzione previdenziale. Vediamo quali sono.
Rimborsi spese
Può accadere che il lavoratore debba sostenere delle spese legate alla propria attività di lavoro. Basti pensare al dipendente che, al fine di recarsi in trasferta su indicazione del datore di lavoro, deve prendere la sua auto personale. In questi casi, il lavoratore ha diritto a chiedere all’azienda il rimborso delle spese sostenute. Quando il datore di lavoro dispone il pagamento del rimborso, questa operazione è visibile in busta paga ma tale importo non è soggetto a trattenuta poiché non ha natura retributiva e non è soggetto a tassazione fiscale né a contribuzione previdenziale.
Buoni pasto
Molto spesso, il datore di lavoro eroga dei buoni pasto ai lavoratori il cui turno lavorativo comprende anche la pausa pranzo. Il buono pasto è un titolo di acquisto di un determinato valore che consente al dipendente di comprare il pasto quotidiano oppure fare spesa nei negozi convenzionati.
La legge prevede l’esclusione dal reddito di lavoro dipendente dei buoni pasto nei seguenti limiti:
- buoni pasto cartacei: sono esenti fino alla soglia massima di 4 euro giornalieri;
- buoni pasto elettronici: sono esenti fino alla soglia massima di 8 euro giornalieri.
Nei limiti indicati, dunque, il buono pasto non è soggetto a trattenuta poiché è esente da tassazione.
Fringe benefit
La legge [1] prevede che siano esenti da tassazione i fringe benefit fino ad un importo massimo pari a 258,23 che, eccezionalmente, per il solo 2020, è stato aumentato ad euro a 516,46 euro. All’interno di questa soglia massima annua, dunque, è possibile erogare ai dipendenti i seguenti beni (tra i tanti) senza trattenuta sullo stipendio:
- buoni spesa;
- buoni benzina;
- voucher per il commercio elettronico;
- ricariche telefoniche.
Indennità di trasferta
La maggior parte dei contratti collettivi prevede che il lavoratore che sia inviato in trasferta abbia diritto a ricevere un’indennità volta a compensare il disagio determinato dallo spostamento temporaneo della propria sede di lavoro.
Dal punto di vista fiscale, le indennità di trasferta sono esenti da imposizione contributiva e fiscale entro le determinate soglie:
- trasferta in Italia e fuori dal comune di residenza: 46,48 euro giornaliere;
- trasferte all’estero: 77,47 euro.
Le somme erogate a tale titolo al dipendente saranno, dunque, indicate in busta paga ma non soggette a trattenuta.
note
[1] Art. 51 co. 3 Tuir.