Dpcm, Covid, Conte, Draghi: ecco il segnale del cambiamento


Il premier rinuncia alla conferenza stampa di presentazione del decreto e delega ai suoi ministri e all’Iss. Si rinnova l’immagine per puntare sulla sostanza.
A leggere così l’agenzia di stampa, fa un po’ specie: «Una novità nella novità», attacca Adnkronos. «La conferenza stampa sulle misure anti-Covid in vigore dal prossimo 6 marzo si terrà, e sempre a Palazzo Chigi, ma a presiederla non sarà il premier Mario Draghi, che oggi firmerà il nuovo Dpcm. A spiegare le misure, a partire dalla stretta sulla scuola, saranno i ministri della Salute e agli Affari regionali, Roberto Speranza e Maria Stella Gelmini, nonché il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. Si volta pagina».
Chi si aspettava, dunque, di vedere in prima serata il premier Draghi ad illustrare nel dettaglio i contenuti del nuovo Dpcm, resterà deluso per due motivi (non necessariamente in quest’ordine). Il primo: perché c’è Sanremo e guai chi lo tocca. Il secondo: perché Draghi è allergico alla pubblicità mediatica. L’ha detto fin da subito: pochi riflettori, diamo priorità ai fatti. Meglio restare un passo indietro: i riflettori possono scottare quando non si ha la giusta crema protettiva.
Ed è con i fatti che il presidente del Consiglio ha dimostrato di non voler perdere troppo tempo per mettere in campo le sue idee di cambiamento. Prima nella sostanza, poi nella forma. Uno che con la politica non c’entrava nulla, come il trombettista americano Wynton Marsalys, diceva: «Non soffermarti sullo stile, ma concentrati sul contenuto».
La sostanza: Draghi ha stravolto i vertici della gestione dell’emergenza Covid, portando uomini e donne di sua fiducia. Via il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, sostituito da Franco Curcio. Via il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, che lascia il posto ad un militare, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Promosso a sottosegretario ai servizi segreti Franco Gabrielli, già capo della Polizia. E dentro una donna al posto di Rocco Casalino: portavoce del premier sarà Roberta Ansuino, lunga esperienza a Bankitalia. Di cui, guarda caso, Draghi è stato governatore prima di prendere in mano la Banca centrale europea.
Poi, la forma. E allora ecco che Draghi cambia lo stile del suo predecessore Conte nel raccontare al Paese come intende combattere il Covid da qui a Pasquetta. Con una mossa diametralmente opposta di quelle scelte finora da Casalino, porge il palmo della mano a due suoi ministri facendo loro il segno di andare avanti, di essere loro ad elencare divieti e concessioni del decreto. Non per non voler mettere la sua faccia ma perché, nel suo pensiero, ciascuno si deve prendere le sue responsabilità e portare fino in fondo i propri compiti. Sono stati Gelmini e Speranza a trattare con le Regioni, a decidere insieme ai governatori e agli esperti dell’Iss i contenuti del Dpcm che farà poco felici gli italiani a Pasqua. È giusto che siano loro ad illustrarli e a raccontare agli italiani come sono arrivati a queste decisioni. Cosa che non avrebbe mai fatto Conte. Che non avrebbe mai permesso la macchina del marketing di Casalino. E che, invece, Draghi, ritiene opportuno.
Il nuovo Dpcm, dunque, non porta solo le novità su quello che possiamo e che non possiamo fare. Ci porta, nella sostanza e nella forma, un nuovo modo di concepire il «fare Governo». Un passo indietro per farne tanti avanti: ecco la filosofia Draghi.