Sono stata licenziata per cessata attività. Ho dato incarico al mio avvocato d’impugnare il licenziamento. La risposta della controparte è stata un’offerta di 4 mensilità. La società è attualmente in liquidazione e fa parte di un gruppo la cui casa madre è a HK. C’è sempre stata molta promiscuità gestionale e operativa fra le due società. Posso ottenere più mensilità, o la reintegra?
La risposta alla Sua domanda passa da una serie di variabili che possono aumentare o diminuire le possibilità di vincita in un giudizio da intraprendere dinanzi al Tribunale di competenza: fondatezza dei motivi di impugnazione, violazione della legge sul blocco dei licenziamenti, eventuali prove testimoniali sono alcune degli elementi chiave di un processo.
Certo è che Lei, assunta contrattualmente con la società Alpha, difficilmente potrebbe ottenere una sentenza di condanna nei confronti della società Beta, a meno che non dimostri l’esercizio lavorativo sostanziale in favore dell’altra compagine (ad esempio, con prove testimoniali dei Suoi ex colleghi).
E infatti, per potere utilmente invocare una pronuncia nei confronti di un soggetto distinto dal formale datore di lavoro cui è stata rivolta l’impugnazione del licenziamento è, sul piano logico e sul piano giuridico, preliminare condizione quella di vedere costituito un rapporto di lavoro anche o in via esclusiva con il diverso datore di lavoro cui si pretende di estendere gli effetti risarcitori di un licenziamento di cui si lamenti l’illegittimità (da ultimo, Tribunale Perugia, sez. lav., 02/02/2020, n. 19).
Tuttavia, come avrà avuto modo di spiegarLe il Suo avvocato, il giudizio è caratterizzato da un’aleatorietà tale per cui non è possibile pronosticare con certezza l’esito fausto, o nefasto del processo lavoro.
Dai pochi elementi a mia disposizione credo che l’offerta possa essere congrua e accettabile, posto che:
- si avvicina al massimo riconoscibile dalla legge e, quindi, dal Giudice;
- l’azienda cesserà l’attività presto e Lei rischierebbe di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.
L’eventuale condanna dell’altra società passerebbe dalle prove testimoniali da assumere, dove non vi è mai certezza della deposizione.
Il fatto che la società sia in liquidazione e in procinto di chiudere mi fa dubitare dei vantaggi di una reintegra a lavoro; a meno che, ripeto, l’altra società venga condannata – quale sostanziale datrice di lavoro – alla riassunzione della lavoratrice.
Non avendo documentazione alla mano, Le posso dire che raccogliere frutti concreti dall’azione legale mi sembra molto difficile.
Se non ci fosse stata un’offerta sul piatto, allora Le avrei consigliato di procedere comunque col giudizio ma, offerta alla mano, il mio consiglio è quello di accettare e salvare il ristoro economico che, seppur minimo, sarebbe di certa esigibilità.
Articolo tratto dalla consulenza resa dall’avv. Salvatore Cirilla