Cartelle, occhio alla notifica: la Riscossione usa Pec sbagliata


Clamorosa sentenza della Ctp di Roma: l’Agenzia delle Entrate Riscossione invia degli atti da un indirizzo non registrato, il che annulla l’avviso.
Anche il Fisco può pagare un pezzo molto alto per un errore di forma, come spesso succede ai contribuenti. Chi deve ricevere una cartella esattoriale via Pec, cioè tramite posta elettronica certificata, faccia molta attenzione alla notifica, perché il principio appena sancito dalla Commissione Tributaria Provinciale di Roma potrebbe avere del clamoroso: l’Agenzia delle Entrate Riscossione utilizza un indirizzo Pec sbagliato per mandare le cartelle di pagamento. Di conseguenza, la notifica è nulla. Come se l’atto non fosse mai stato spedito.
Secondo la sentenza della Ctp di Roma, questo zelante contribuente ha fatto centro controllando bene il mittente che gli aveva inviato la cartella. Non si trattava, infatti, di ‘[email protected]’ cioè dell’indirizzo di posta elettronica certificata inserito nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni, ma di ‘[email protected]’, di cui non c’è traccia nel citato Indice. Insomma, un comune mortale potrebbe addirittura arrivare a pensare che qualcuno abbia tentato o di fare uno scherzo o di compiere una truffa, visto che si tratta di un indirizzo sconosciuto. Ed in questi casi, si fa quello che è sempre stato consigliato: il messaggio si cestina senza aprire alcun allegato.
In ogni caso, secondo la Commissione Tributaria, la notifica deve ritenersi nulla in quanto eseguita in violazione del quadro normativo che impone all’Agenzia delle Entrate Riscossione di utilizzare solo la Pec ufficiale e non degli indirizzi di cui nessuno – nemmeno la Pubblica Amministrazione – conosce l’esistenza.
Ma la sentenza non si limita a far notare un errore di cui potrebbero beneficiare chissà quanti contribuenti, proprio ora che stanno per partire decine di milioni di cartelle rimaste in arretrato per l’emergenza Covid. I giudici romani potrebbero cambiare le carte in tavola, perché il fondamento normativo del loro pronunciamento lascia qualche perplessità. In primis, perché la legge non parla delle notifiche di cartelle via Pec ma di quelle eseguite in proprio da parte degli avvocati. Inoltre, è sempre la legge a individuare i pubblici elenchi da cui estrarre gli indirizzi di posta elettronica certificata ai fini della corretta notifica di atti in materia «civile, penale, amministrativa, contabile e stragiudiziale» ma non in materia tributaria.
In ogni caso, anche per questo tipo di notifiche, l’Agenzia delle Entrate Riscossione, come ente pubblico, ha il dovere di accreditarsi presso un apposito elenco creato per legge, specificando da quale recapito un contribuente può ricevere atti e provvedimenti dell’Agenzia stessa. Se ne deduce che se poi l’Agente della Riscossione invia quegli atti da un altro indirizzo non specificato in quel pubblico elenco, la notifica non avrà alcun valore, come stabilito dalla Ctp di Roma. Anche perché il contribuente non avrà alcun modo per verificare chi ci sia dietro l’indirizzo dal quale gli è stata inviata la cartella.
Spett.le Redazione La legge per tutti,
Volevo chiedere, a me sono state notificate due cartelle di pagamento dall’Agenzia delle Entrate Riscossione dall’indirizzo pec non valido e citato nel vostro articolo. Sono state già pagate poichè notificate qualche anno fa. Potrei fare quindi mediante istanza di autotutela, richiesta di annullamento delle due cartelle sia agli uffici che all’Agenzia e quindi avere il rimborso? O è necessario che la sentenza passi in giudicato poichè non credo che siano già trascorsi i termini.
Grazie