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Divorzio: a chi resta il cane?

3 Agosto 2021 | Autore:
Divorzio: a chi resta il cane?

A chi viene affidato l’animale domestico quando il matrimonio finisce: quello che dice la legge, le pronunce della giurisprudenza e le proposte al riguardo.

La fine di un matrimonio è sempre un evento impegnativo da gestire. Anche quando marito e moglie sono concordi sull’opportunità di prendere strade diverse, esistono molti aspetti pratici ed affettivi da considerare: dall’affidamento dei figli (se ve ne sono) a varie questioni economiche. Se i coniugi non si accordano su questi aspetti sarà il giudice a decidere, secondo ciò che la legge prevede. Al momento, però, nulla è espressamente stabilito per gli animali domestici, che sono dei veri e propri componenti della famiglia. In particolare, in caso di divorzio a chi resta il cane?

Questa domanda ricorre con frequenza tra le coppie che hanno deciso di porre fine al loro matrimonio visto che il rapporto con Fido coinvolge profondamente i sentimenti dei proprietari e dello stesso animale. Vi sono proposte di legge riguardo a questo problema, ma ancora non hanno avuto seguito; pertanto, in caso di disaccordo tra i coniugi, la decisione spetta al giudice. In base a quali criteri? Ne parliamo nei prossimi paragrafi.

Qual è il trattamento giuridico del cane?

Prima di esaminare a chi resta il cane in caso di divorzio, vediamo qual è la sua posizione giuridica.

La legge italiana considera gli animali come cose riguardo alle quali l’uomo esercita il suo diritto di proprietà o eventuali altri diritti previsti dall’ordinamento giuridico. Si tratta di una concezione ampiamente superata dalla sensibilità sociale; essa affonda le sue radici nel diritto romano, secondo cui gli animali (ma anche alcuni esseri umani, come gli schiavi) erano considerati “res”, termine la cui traduzione è, appunto, “cose”.

Quest’idea di fondo è stata però corretta da diversi interventi del legislatore, che tengono conto del fatto che gli animali, a maggior ragione quelli di affezione come il cane, sono esseri senzienti, dotati cioè di sensibilità e sentimenti. In base a tale considerazione, è stata stabilita, ad esempio, l’impignorabilità di quelli da compagnia e sono state emanate nel tempo norme che puniscono chi commette atti di crudeltà verso di essi. Si tratta, comunque, di interventi ancora molto frammentari sia a livello italiano che europeo.

Riguardo al caso specifico della separazione e del divorzio, da anni giace in Parlamento una proposta di modifica del Codice civile che stabilisce nel dettaglio i criteri secondo cui gli animali domestici debbano essere affidati all’uno o all’altro coniuge, in maniera molto simile a ciò che avviene per i figli; essa tuttavia sembra, almeno per il momento, caduta nel dimenticatoio.

In mancanza di un’esplicita previsione di legge, devono essere quindi i giudici a fissare i criteri necessari a risolvere il problema.

Divorzio consensuale: a chi resta il cane?

Il divorzio è consensuale quando gli ex coniugi hanno raggiunto un accordo su tutte le questioni che derivano dallo scioglimento del matrimonio: ad esempio, l’affidamento dei figli, l’abitazione della casa coniugale, l’eventuale corresponsione di un assegno mensile da parte di uno dei due in favore dell’altro.

La procedura per divorziare consensualmente si può svolgere in tribunale, in Comune oppure con l’assistenza degli avvocati di fiducia degli ex coniugi (in quest’ultimo caso, si parla di negoziazione assistita). Il divorzio in Comune non è consentito quando la coppia ha figli minori o disabili, oppure quando viene concordato il trasferimento di diritti su beni immobili.

In caso di divorzio consensuale, sono gli stessi ex coniugi a stabilire a chi resta il cane e possono farlo sia inserendo nell’accordo di divorzio tutto ciò che riguarda l’animale, sia con un documento separato.

Alcuni giudici hanno affermato che gli accordi riguardanti il cane della coppia debbano essere tenuti fuori dalla procedura di separazione, per formare oggetto di una scrittura privata tra gli ex coniugi [1]. L’orientamento prevalente, tuttavia, è quello di consentire che tali accordi siano contenuti nel verbale di separazione e poi omologati (cioè convalidati) dal tribunale.

In particolare, la giurisprudenza [2] ritiene che, quando il verbale di divorzio consensuale contiene precisi accordi riguardo all’affido del cane e al suo mantenimento, il tribunale debba omologarlo.

Divorzio giudiziale: a chi resta il cane?

Il divorzio è giudiziale quando gli ex coniugi non trovano un accordo sulle varie questioni derivanti dallo scioglimento della loro unione; in tal caso, deve essere il giudice a decidere. Gli interessati si rivolgono quindi al tribunale cercando, tramite i loro avvocati, di far valere le proprie ragioni, spesso senza esclusione di colpi.

Tra i motivi di contrasto può esservi anche l’affidamento degli animali domestici della famiglia. In caso di divorzio giudiziale, quindi, il tribunale può essere chiamato a stabilire a chi resta il cane.

Una parte della giurisprudenza ha, in passato, ritenuto che i giudici non debbano occuparsi di tale problema, nemmeno su esplicita richiesta delle parti in causa; esso può essere risolto solo dall’accordo delle parti.[3].

Tuttavia, in tempi più recenti, i giudici hanno cominciato a conformarsi alla sensibilità che oggi accomuna gran parte dei cittadini, secondo cui il cane è a pieno titolo un componente della famiglia; peraltro, l’affidamento dell’animale è una questione particolarmente delicata se in quest’ultima sono presenti bambini, che potrebbero fortemente risentire di una separazione dal loro amico a quattro zampe.

In particolare, è stato ritenuto [4] che l’affetto nei confronti degli animali domestici costituisca un valore meritevole di tutela e che anche il loro benessere deve essere salvaguardato; per questo, il tribunale, in sede di divorzio giudiziale, può prendere i provvedimenti più opportuni in ordine all’affido del cane all’uno o all’altro coniuge, a prescindere dall’intestazione del microchip. In alcuni casi, può anche essere disposto l’affido congiunto, che comporta una relazione frequente dell’animale con entrambi gli ex coniugi.

Chi deve mantenere il cane dopo il divorzio?

Abbiamo visto, in caso di divorzio, a chi resta il cane. Ma chi, degli ex coniugi, deve provvedere al suo mantenimento? Forse quello che, in base al microchip, è registrato come suo proprietario? Oppure quello con cui vive l’animale?

La risposta cambierà caso per caso. Se il divorzio è consensuale, saranno gli ex coniugi ad accordarsi sul mantenimento di Fido; se, invece, la procedura è giudiziale e le parti chiedono al tribunale di pronunciarsi sull’affidamento dell’animale, saranno i giudici a decidere in ordine al suo mantenimento.


note

[1] Trib. Como, ord. 3.02.2016.

[2] Trib. Modena, decreto 8.01.2018.

[3] Trib. Milano, ord. 2.03.2011.

[4] Trib. Sciacca, decreto 19.01.2019.


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