Cosa fare quando i figli sono violenti verso i genitori?


Abusi e vessazioni da parte della prole: scatta il reato di maltrattamenti contro i familiari? I figli minorenni possono essere condannati?
Purtroppo, le notizie di cronaca riportano spesso casi in cui minori sono sottoposti a maltrattamenti, fisici e psicologici, da parte dei propri genitori. In ipotesi del genere, per i responsabili scattano le manette e l’allontanamento dalle vittime, le quali possono anche essere affidate ai servizi sociali. Può tuttavia accadere che coloro che subiscano vessazioni e soprusi non siano i figli, bensì i genitori, costretti a patire le angherie della prole. Cosa fare quando i figli sono violenti verso i genitori?
Al di là delle ipotesi in cui i genitori siano particolarmente anziani e i figli, oramai adulti, approfittino di loro, con questo articolo ci focalizzeremo sui casi in cui la prole sia ancora minorenne. Cosa accade in tali circostanze? Il problema di questo particolare tema è duplice: da un lato, le norme sono in genere pensate per tutelare la prole da eventuali abusi da parte dei genitori, e non il contrario; dall’altro, è noto che l’imputabilità penale scatti solamente al compimento di una determinata età. Ciò significa che il minore potrebbe farla franca anche commettendo un reato in piena regola.
Se l’argomento ti interessa, prosegui nella lettura: vedremo insieme cosa fare quando i figli sono violenti verso i genitori.
Indice
Figli violenti contro i genitori: è reato?
I figli violenti nei riguardi dei genitori commettono reato? Secondo la Corte di Cassazione [1], sì.
Per la precisione, si tratta del delitto di maltrattamenti contro familiari o conviventi [2], che si integra quando si maltratta una persona della famiglia o comunque convivente. Il crimine è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Sebbene la maggior parte delle volte questo reato scatti a causa degli abusi subiti da parte dei genitori ovvero del coniuge/convivente, secondo la giurisprudenza nulla vieta che possa macchiarsi del delitto anche la prole. E, infatti, nella nozione di familiare rientra sicuramente anche quella di genitore, il quale può essere vittima dei maltrattamenti del figlio.
Secondo la Suprema Corte, il figlio che pone in essere comportamenti reiterati, violenti, fisici e verbali, con la volontà di vessare i propri familiari, facendoli vivere in uno stato di terrore, è responsabile per il reato di maltrattamenti in famiglia.
Attenzione, però: il reato di maltrattamenti si configura solamente se genitori e figli vivono sotto lo stesso tetto. Elemento fondamentale del reato, infatti, è la convivenza, senza la quale non si potrebbe mai avere il delitto di maltrattamenti.
È appena il caso di precisare che all’interno del delitto di maltrattamenti in famiglia non rientrano soltanto le percosse, le lesioni, le ingiurie, le minacce, le privazioni e le umiliazioni imposte alla vittima, ma anche gli atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità, che si risolvono in vere e proprie sofferenze morali.
Genitori: come tutelarsi dai figli violenti?
I genitori che sono vittime dei figli violenti possono tutelarsi sporgendo denuncia presso le autorità. Ciò, tuttavia, potrebbe non bastare, in quanto, prima che si giunga a una condanna, potrebbero trascorrere anni, durante i quali la prole violenta potrebbe continuare a fare del male ai genitori.
Ecco perché, all’interno della denuncia, è bene chiedere sin da subito che il giudice disponga l’allontanamento dalla casa familiare. Si tratta di una misura cautelare adottata dal giudice ogni volta che occorre tutelare i conviventi di persona indagata o imputata per un reato che mette a repentaglio la loro incolumità.
Secondo la legge [3], con il provvedimento che dispone l’allontanamento, il giudice ordina all’imputato di lasciare immediatamente la casa familiare ovvero di non farvi rientro, e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice.
L’allontanamento dalla casa familiare si applica quando ricorra l’esigenza di tutelare le vittime dal rischio di subire ulteriori danni.
In pratica, l’allontanamento serve a separare la vittima dal carnefice dopo che sia intervenuta una denuncia nei confronti di quest’ultimo.
L’allontanamento dalla casa familiare non è però una conseguenza automatica della denuncia per maltrattamenti: è il giudice, su richiesta del pubblico ministero, a dover decidere se applicare o meno la misura, valutata la gravità del reato e, soprattutto, il pericolo che la condotta illecita si ripeta.
Figli minorenni violenti contro i genitori: è reato?
Abbiamo compreso che la prole che convive con i genitori commette reato se maltratta questi ultimi, costringendoli a subire vessazioni fisiche o morali.
Ma cosa succede se i figli violenti sono minorenni? È possibile denunciarli e ottenere il loro allontanamento? Secondo la legge [4], l’imputabilità penale si acquista al compimento dei quattordici anni. Cosa significa? Vuol dire che anche un minorenne, purché quattordicenne, può rispondere penalmente delle proprie azioni, anche se, in questa circostanza, verrà giudicato da uno speciale tribunale (quello per i minorenni) e, in caso di condanna, beneficerà sempre di una diminuzione della pena.
Da tanto deriva che il minore che abbia compiuto i quattordici anni potrà rispondere di maltrattamenti contro i genitori, purché ovviamente conviventi.
Contro il figlio minorenne responsabile di violenze e abusi contro i genitori, però, non può essere adottata la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare [5]. La ragione è piuttosto scontata: il giudice si troverebbe a dover cacciare di casa una persona che, con ogni probabilità, non ha alcun mezzo di sostentamento.
note
[1] Cass., sent. n. 12795 del 1 aprile 2010.
[2] Art. 572 cod. pen.
[3] Art. 282-bis cod. proc. pen.
[4] Art. 97 cod. pen.
[5] Cass, sent., n. 20496/2007.
Autore immagine: canva.com/
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