Come si svolgono e quali regole devono seguire le manifestazioni a premi che si svolgono sui social network o sui canali media di Internet?
Ci sono molti modi di attirare e fidelizzare i follower sui social network. Chi punta sulla propria immagine, chi offre dei contenuti originali, chi pubblica su Instagram dei reel particolari. E chi decide di regalare qualcosa: la tattica di offrire qualcosa gratis a chi la può ottenere senza il minimo sforzo è, infatti, spesso vincente. Ecco, allora, che sono nati i giveaway, ovvero una sorta di concorso a premi in cui un influencer (o aspirante tale) mette in palio un oggetto da regalare a uno dei suoi follower. Il problema è che in Italia, come in altri Paesi, i concorsi a premi hanno le loro regole che, se non rispettate, possono comportare delle sanzioni piuttosto salate. La domanda è: i giveaway sono legali? Si può fare liberamente un’estrazione su Internet per mettere in palio qualsiasi premio? Qual è la differenza tra contest e giveaway?
Sperando di non perderci troppo con la terminologia inglese propria delle reti sociali, vediamo di seguito che cos’è un giveaway, quando è legale e quando non lo è, se si tratta a tutti gli effetti di un concorso a premi e quali sono le sanzioni previste per chi non rispetta le regole.
Giveaway: che cosa sono?
Ecco, partiamo da una definizione che faccia capire in italiano che cosa sono i giveaway. La traduzione letterale sarebbe «dare via». In un linguaggio ancora più semplice, si potrebbe dire «regalare».
I giveaway sono delle strategie molto usate sulle reti sociali e sui social media per attirare nuovi lettori o, comunque, il maggior numero possibile di follower. Si sa che su YouTube, Instagram, Facebook, ecc. è proprio il numero di follower che può portare al successo o banalizzare un’attività online, che si tratti di uno scrittore, un cantante, un attore o un personaggio sconosciuto che fa la sua fortuna proprio grazie a milioni di clic pur limitandosi a posare davanti ad un obiettivo.
Ogni strategia è buona, dunque, per tentare di diventare una nuova Chiara Ferragni, tanto per citare l’esempio più scontato di chi grazie ai social può creare un impero partendo dal nulla. Tra queste strategie ci sono, appunto, i giveaway. Si tratta di un vero e proprio regalo che chi ha un profilo sui social decide di fare ai suoi visitatori a fini promozionali.
Giveaway: come funzionano?
Il meccanismo dei giveaway è apparentemente semplice. La persona mette in palio sul proprio account social un oggetto da regalare (nella maggior parte dei casi, riguarda il mondo della bellezza) a chi vincerà un sorteggio di cui non si conosce il sistema di estrazione: potrebbe essere un’applicazione o un sito da utilizzare per un’estrazione a sorte. È il caso a decidere chi tra i partecipanti sarà il fortunato, non l’organizzatore.
In questo modo, si ottengono due risultati: il blogger (o influencer, o YouTuber, chiamalo come vuoi) aumenta il numero dei follower e, allo stesso tempo, promuove un articolo, magari in cambio di un compenso variabile a seconda del numero dei partecipanti e della visibilità che ha il suo profilo.
Ma, appunto, il tutto è solo apparentemente semplice.
Su Facebook, in particolare, è fondamentale per non infrangere la legge ospitare i dati dei partecipanti su un server esterno al sito ed ubicato in Italia. Inoltre, secondo le ultime linee guida della società di Mark Zuckerberg, è possibile:
- chiedere agli utenti di postare o commentare per partecipare alla manifestazione;
- usare delle reazioni o dei like per votare;
- chiedere un messaggio privato per partecipare.
Su Facebook, invece, non è possibile chiedere agli utenti ai fini della partecipazione:
- la condivisione un post;
- taggare un amico;
- la condivisione sulla bacheca di un amico di un post;
- taggarsi su una foto.
Se non vengono rispettate queste regole, Facebook può sospendere o cancellare il profilo del trasgressore.
Giveaway: sono legali?
Ognuno può mettere in palio su Internet quello che gli pare, organizzare delle «riffe», dei sorteggi o, come amano chiamare gli influencer, dei «giveaway»? Solo fino a un certo punto.
Al di là di come ogni social network gestisce il proprio «orticello», ci sono delle regole da rispettare per poter dire che i giveaway sono legali. Bisogna dire, innanzitutto, che rientrano nella normativa che disciplina i concorsi a premi. Che piaccia o non piaccia, se qualcuno su Instagram decide di sorteggiare la sua chitarra, un rossetto alla moda, un capo di abbigliamento di tendenza o qualsiasi altro oggetto, deve attenersi a certi vincoli.
C’è un «ma». La legge non definisce «concorso a premi», e quindi non fa rientrare in questa normativa, gli eventi in cui vengono messi in palio degli oggetti al di sotto di un certo valore economico: una matita, una spilla di quelle tonde con il volto di un artista, ecc. In altre parole: il valore del singolo premio non deve superare quanto stabilito dalle Faq del ministero dello Sviluppo economico sulle manifestazioni a premio. L’importante è che i giveaway con minimo valore non richiedano un vincolo di acquisto.
Per capirci: posso mettere in palio sul mio account di Facebook una matita originale da assegnare a chi verrà estratto a sorte, ma non posso dire al vincitore che avrà la matita solo se ne compra altre 10 di quella marca insieme ad un astuccio di pennarelli.
Se il valore del premio messo in palio supera quello del gadget, cioè quello minimo, il giveaway verrà considerato un concorso a premi e dovrà seguire questa procedura per non essere illegale:
- preparare la comunicazione al ministero dello Sviluppo economico della manifestazione a premi tramite la compilazione del modulo PREMA CO/1 reperibile sul sito del Mise, allegando il regolamento ufficiale del concorso;
- inviare la comunicazione ed il regolamento al ministero almeno 15 giorni prima della data di inizio del concorso tramite il portale Impresa in un giorno;
- definire il premio con valore economico e versare la relativa cauzione al Mise pari allo stesso importo netto;
- contattare un notaio o un funzionario della Camera di Commercio competente per territorio per la redazione dei verbali di chiusura della manifestazione che dovranno essere spediti al Mise.
Chi non rispetta queste regole rischia una sanzione da 1.000 a 500mila euro.